Questa nota la devo scrivere. Il fatto raccontato è fuori dell’ordinario e merita di essere ricordato.
Il 16 Aprile 2016 alle ore 7,25 si è spento, all’età di 98 anni, Egidio Dominijanni, da tutti in paese chiamato Gidio. Lo conoscevo fin dall’infanzia a Sant’Andrea Ionio, le nostre famiglie si frequentavano; lui aveva tre figli, come noi allora (l’altra mia sorella nacque in seguito) ed eravamo più o meno coetanei.
Erano gli indimenticabili anni cinquanta.
Ricordo che mio padre per qualche tempo lavorò presso la sua calzoleria. In realtà, il loro rapporto di stretta amicizia risaliva all’età giovanile, quando il loro passatempo era fare scherzi alla gente.
Durante l’ultima guerra Gidio era stato in Africa, poi al rientro i tedeschi lo deportarono in un campo in Germania. Sopravvisse alla prigionia e al conflitto mondiale, tornò in paese e si impiegò in ferrovia; per quanto io ricordi rimase sempre alla stazione di Sant’Andrea.
Andato in pensione, non rimase disoccupato e diventò per alcuni anni l’autista-segretario del dott. D’Amica, medico condotto del paese.
Quando avevo sette anni la mia famiglia si trasferì a Serra San Bruno; i rapporti familiari giocoforza si diradarono, ma rimasero sempre cordiali.
Per tanti anni gli eventi personali mi portarono lontano da Sant’Andrea e poi dalla Calabria, ma una visita a casa sua non mancava in estate; andavo a trovarlo anche con i miei figli, contenti del piacevole incontro.
Gidio era una persona gradevolissima, mi fermavo volentieri a conversare con lui.
La moglie Vittoria era molto amica di mia madre. La loro salute, però, non ebbe fortuna dopo i 70 anni: mia madre mancò per tumore recidivo della mammella, Vittoria ebbe una straziante conclusione con l’Alzheimer.
Gidio passò anni di dolore, aiutato da due badanti, le stesse che avevano assistito la moglie. La sua fine quasi programmata giunse all’anno dalla scomparsa di Vittoria.
Mio padre, più giovane di quattro anni, è stato sempre costante nel dimostrargli la sua profonda amicizia e solidarietà, sia per telefono che di persona quando capitava a Sant’Andrea.
Pochi giorni prima della morte ero andato con la mia compagna Isa a fargli visita, ma era già in fase terminale. Non apriva gli occhi, si sforzava invano di parlare, cercava le nostre mani per stringerle, in qualche modo ci ha riconosciuti. C’è stato un lungo commovente abbraccio con Isa, sua nipote. Poi, come era solito fare, ci ha fatto segno di andare via.
Dopo averlo visto sul letto di morte e poi nella bara, per la verità poco riconoscibile nei tratti del viso, siamo tornati a casa.
Quella sera, come al solito prima di addormentarmi, mi son messo a leggere qualche pagina di un libro. Al momento, avevo per le mani “Aspro e dolce” di Mauro Corona.
Racconta la sua vita, in particolare in rapporto con il vino. Ci sono sempre altri personaggi, con i loro nomi, nelle vicende riportate, soprattutto gli amici di bar.
Leggevo un capitolo per volta.
Bene, ecco cosa mi è capitato di leggere la sera di quel 16 Aprile.
Capitolo “Una cena” (pagg. 214-218): “…Quel giorno… dopo aver imbastito una sonora sbronza, decidemmo di andare a pranzo all’Hotel Piave, appena fuori Longarone, gestito da Gidio, un nostro caro amico… (segue il racconto della cena).
…Un paio d’anni dopo l’Hotel Piave chiuse i battenti… e del nostro caro Gidio non avemmo più notizie.
(Dopo molti anni) in un autogrill presso Mestre, mentre sorseggiavo il mio whisky, sentii chiamarmi per nome. Mi voltai e chi vidi? Il caro Gidio, ancora dietro al bancone, come ai tempi dell’Hotel Piave. Ci abbracciammo commossi… si parlò dei bei tempi… Lo salutai con calore e da quel giorno non l’ho più rivisto.
Sono passato ancora all’autogrill di Mestre ma lui non c’era. Non ricordo chi di recente mi ha informato che il nostro amico Gidio era morto… Sono rimasto profondamente dispiaciuto. Gidio era un uomo buono. Un uomo che capiva, perché sapeva. Un uomo tollerante che cercava di correggere con pazienza le intemperanze dei giovani… Di questo gliene sarò sempre grato.”
Ecco, sono rimasto stupefatto per questa coincidenza, mi venivano i brividi mentre leggevo. Gidio, a differenza di altri personaggi, era nominato in quell’unico capitolo del libro.
Perciò, anch’io mi unisco a queste ultime parole del racconto: sono grato a Gidio per averlo conosciuto e apprezzato e per aver ascoltato sue parole di saggezza.