Ricordo, con una certa nostalgia dei tempi passati, che al pranzo di Natale noi bambini usavamo mettere sotto il piatto di papà o mamma una letterina tutta colorata, che doveva essere piena di scuse per il comportamento non corretto e di promesse per il futuro. Era una simpatica consuetudine da libro Cuore, che noi piccoli aspettavamo e affrontavamo con trepidazione, ma che rappresentava l’occasione di un piccolo esame di coscienza di fine anno. Non era certo una lettera a Babbo Natale per la richiesta di un regalo, come forse si fa oggi. Vorrei provare per una volta a scambiare i ruoli, mettendo sotto il tuo piatto di Natale o di fine anno la mia lettera per te, caro figlio mio non più bambino.
Un padre ha sempre qualcosa da dire ai propri figli. Ne ha l’autorità, bisogna che abbia anche l’autorevolezza. Può parlare a voce e può scrivere. Comunque, comunicare, dialogare. Ascoltare, prima di tutto. Osservare, riflettere, poi confrontarsi. Chiedere scusa è doveroso a volte, non sempre gli atteggiamenti paterni sono adeguati. Trasmettere la propria esperienza di vita, senza nascondere le proprie debolezze, gli errori, i fallimenti, le perplessità, i dubbi. Dare esempio con i comportamenti, non dettare o imporre solo vuoti insegnamenti.
Se queste sono le mie convinzioni, ecco le domande che ora mi pongo, che ti pongo: sono (stato) un buon padre? Posso ritenermi soddisfatto? Puoi avere o no stima di me per come ho vissuto e per come mi sono posto nei tuoi confronti? Posso sperare di recuperare quello che non ho realizzato per me stesso e verso di te? Come mi posso liberare dei rimorsi, se ne ho, per aver mancato qualche volta ai miei doveri di padre? Mi tocca, forse, chiedere scusa?
Certo, è possibile che io abbia qualcosa da rimproverarmi, forse c’è anche un’instabilità caratteriale che m’impedisce di essere obiettivo verso la mia vita passata e le scelte che ho fatto, verso il mio modo di essere, verso la vita familiare o il lavoro svolto.
Eppure, qualcosa da dire a te, un messaggio che sia come un compagno al tuo fianco è presente dentro di me come desiderio quasi spasmodico, nel tentativo di recuperare un rapporto che avverto manchevole della dovuta attenzione verso di te.
Oggi il mondo va in un modo troppo diverso rispetto ai miei anni giovanili, non è facile darti consigli, perché anch’io non li so trovare per me stesso.
Solo che io alla mia età mi potrei ritirare in qualche modo dalla vita attiva, non riconoscendomi partecipe di questa “tendenza dei tempi” che non tanto condivido, ma tu devi affrontare il presente e un futuro pur fortemente incerto, non ti puoi sottrarre a questo impegno, anzi dovresti prendere iniziative per meglio affrontarlo o, almeno, per poter resistere alle contrarietà quotidiane.
Se tu stesso fai il confronto con gli anni della tua infanzia puoi capire quale trasformazione è avvenuta non solo nella società italiana, ma nel mondo intero. Figurati se facciamo il confronto io o persone più grandi di me con il nostro passato. Quindi, tenterò di trasmetterti solo suggerimenti generali che ti potranno consentire una vita piuttosto equilibrata e sana.
Sono convinto che il detto latino “mens sana in corpore sano” sia fondamentale e sempre valido.
Alimentazione corretta, attività fisica, riposo adeguato non sono cose da vecchi, consentono piuttosto di raggiungere una buona vecchiaia, che non è così lontana come ti potrebbe sembrare. Non puoi immaginare come questa velocità del tempo sia quasi un incubo per noi anziani che, perciò, viviamo soprattutto di ricordi.
Non pensare e non rinviare, quindi, al domani, è oggi che si sta svolgendo la tua vita e ogni momento va vissuto intensamente e consapevolmente. Hic et nunc, qui e ora: rendi pieno adesso il tempo che ti è concesso, se resta vuoto sarà un tempo irrimediabilmente perso.
Sappi essere autosufficiente e accorto nella gestione dell’ambiente in cui ti trovi (casa, lavoro, “la strada”), collaborando quando vivi in condivisione con altra persona.
Alimenta e arricchisci la tua mente, che non sente la fame come il tuo stomaco ma, se rimane povera, si manifesterà debole nei momenti critici della tua vita. La “conoscenza” sia l’obiettivo principe delle tue attività, essa ti consentirà di essere inserito adeguatamente in questa nuova società, che galoppa di gran foga verso il futuro.
“Pensare è gratis” ho visto scritto su un muro: se non “pensi” tu, sappi che qualcun altro lo farà al posto tuo e facilmente ti imporrà il suo pensiero. Alza gli occhi dal cellulare, quando non è proprio necessario, la vita non è lì, magari ti allontana da essa…
La sensibilità d’animo e l’affettività sono qualità da coltivare, affinare. Esse ti serviranno per costruire e mantenere buoni rapporti con la natura, con le persone, con gli animali, con l’ambiente tutto. Non lasciare che gli eventi avversi abbiano il sopravvento sul tuo temperamento.
Sii tollerante! Il comportamento nella vita sociale deve rispecchiare la tua personalità, le qualità dell’animo, il carattere. Proteggi il più possibile la tua vita dagli attacchi esterni, non permettere passivamente che altri (anche la tecnologia) modellino la tua vita, sottraiti e resisti alle varie schiavitù in agguato. Non aspettare di essere un anziano pensionato per ammirare e apprezzare la natura, camminare a piedi, gustare le piccole cose di ogni giorno; non lasciarti abbindolare dalle mode virtuali ed effimere. Responsabilità, consapevolezza, tolleranza e rispetto sono elementi su cui fondare la vita quotidiana, il proprio agire, le relazioni con gli altri.
Quando ero giovane come te, dopo un lungo e travagliato percorso di studi, mi trovavo all’inizio dell’esperienza lavorativa e matrimoniale. Vedevo il futuro con una certa speranza, perché partivo da una situazione di apparente stabilità. Avevo l’idea di costruire qualcosa, sentivo di essere in cammino su una strada che mi avrebbe regalato soddisfazioni e condotto verso il traguardo desiderato. Ora che rivedo la vita passata devo riconoscere che non tutto mi è riuscito di realizzare. Come avviene spesso nelle costruzioni edili, ci sono stati cambiamenti in corso d’opera, dai fallimenti ai recuperi, a nuove impreviste esperienze. Tutta un’altra vita, insomma. Ma non per questo essa è stata meno ricca di elementi di valore. E in essa non potevo certo dimenticare te.
Quello che mi preme ora è trasmetterti il mio pensiero, perché ti resti come punto di riferimento e di confronto. In verità, non sono sicuro che in questo periodo storico la mia visione delle cose sia realistica, forse è troppo pessimistica, mi sento legato più al passato e ai ricordi, mentre il presente e il futuro sento che sono in mano dei giovani come te.
Quando ti capita nella vita sappi apprezzare il silenzio, non temere la solitudine, non lasciarti abbattere dallo scoramento. La tristezza a volte è utile.
Ultime considerazioni. Essere saggi non è la stessa cosa che essere intelligenti. La saggezza è frutto dell’intelligenza usata bene. Se l’intelligenza non è utilizzata si rimane mentalmente poveri, sterili, facile preda dei furbi; se non è utilizzata bene si sfocia facilmente su una cattiva strada. La saggezza si acquista con l’esperienza, vivendo intensamente il tempo che ti è concesso, arricchendo la mente, scegliendo con giudizio ed equilibrio le occasioni e le opportunità che incontri nella vita.
Pertanto, vivi in modo da diventare saggio.
Ricorda che oltre le regole c’è il buon senso e non aver paura di sbagliare, ti può aiutare a crescere.
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