Si narra che, ai tempi in cui le divinità dell’Olimpo erano più attenti alle sorti umane, al punto da scendere spesso essi stessi sulla terra, per correggere il corso del destino e renderlo magari più propizio a qualche umano di loro interesse o addirittura per corteggiare gli uomini e le donne più avvenenti, non era raro infatti il caso di figli semidei, nati dal connubio tra un mortale ed una divinità, esisteva una Dea dalla bellezza incommensurabile.
Il suo nome era Selene, frutto dell’amore tra Titani. Sua madre, di nome Teia, divinità della luce, si era infatti unita con suo fratello, Iperione, divinità della luminosità del Cielo. Da questo incesto divino nacque appunto Selene, donna bellissima dal viso pallido, Eos, dio del Sole ed Elios, dea dell’Aurora.
Selene, chiamata “la Radiosa”, illuminava la terra con la sua bellezza sovrumana. Coperta da lunghe vesti fluide color bianco o argento, amava scorazzare nel firmamento alla guida del suo carro lunare, trainato da candidi e mansueti buoi. In una mano portava una torcia e sopra la testa una luna crescente.
Selene era la raffigurazione della Luna Piena ed apparteneva, per questo, alla Triade Greca delle divinità della Luna, insieme ad Artemis, la Luna Crescente, simbolo di giovinezza e spensieratezza, ed a Ecate, la Luna Calante, simbolo di vecchiaia e di saggezza. All’interno di questa Triade, Selene aveva il ruolo di madre e rappresentava il simbolo della pienezza, della maturità e della fertilità della donna, che porta nel ventre il seme della vita e di una nuova nascita.
Selene era allo stesso tempo la madre feconda, la dea del cielo e la custode della ruota d’argento delle stelle, inoltre era considerata anche la dea della magia ed in qualità di maestra delle arti magiche, governava le attività dei maghi. Quando la sua luce s’irradiava con la massima potenza, illuminava, con il suo volto, il mondo degli uomini, dando origine a quel fenomeno a noi noto come Luna Piena.
La bellezza straordinaria di Selene e la sua divina grazia, la rendevano molto ambita e desiderata tra gli stessi dei dell’Olimpo. Per lei perse la testa anche suo fratello Elios, che cominciò a corteggiarla, rincorrendola assiduamente nella volta celeste, finché non riuscì a conquistarla, facendola cedere alle sue radiose lusinghe. La loro unione diede origine al fenomeno dell’eclisse, che coincide con i giorni in cui Elios e Selene consumano il loro amore, unendosi in un solo corpo.
Una notte Selene, mentre guidava spensieratamente il suo carro lunare, scorse un uomo addormentato in una grotta. Era Endimione, un giovane pastore dalle sembianze principesche. Pelle candida, braccia forti, spalle ampie. Selene se ne innamorò perdutamente e per Endimione non fu difficile ricambiare i sentimenti.
Così, ogni notte Selene cominciò a scendere sulla terra per incontrare Endimione ed il loro amore fu grande e fecondo. Il tempo però passava inesorabilmente e la natura umana e mortale di Endimione cominciò pian piano a manifestare i suoi limiti. Selene, allora, impreparata ad una simile situazione, decise di andare da Zeus e chiedergli aiuto. L’unica soluzione che Zeus riuscì a trovare per impedire che Endimione invecchiasse e si avvicinasse all’ora della sua morte, fu quella di farlo addormentare in un sonno eterno, sonno che gli avrebbe consentito di conservare per sempre la propria giovinezza. Così Endimione si addormentò per sempre e nel sonno sognò di stare con Selene e di stringerla forte fra le sue braccia. Da allora Selene tre giorni al mese scende sulla terra per recarsi nella grotta dove il suo Endimione giace assopito e ricoprirlo di baci. Si tratta dei giorni di novilunio, quando Selene non appare in cielo, perchè si trova nella grotta a rivivere l’ombra pallida del suo grande amore.
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