All’ignoto eroe di Serra San Bruno leggo un foglio matricolare del distretto militare di Catanzaro, intestato a Vavalà Nazzareno, nato a Serra San Bruno l’11.10.1917.
Rilevo, fra l’altro: promosso per merito di guerra al grado di sergente il 7.4.1941 trasferito in Sicilia il 7.4.1943 con la 113° compagnia, 10° battaglione Arditi denunziato per diserzione il 21.6.1947 al Tribunale di Napoli.
A queste notizie vi è allegato un foglio con l’intestazione:
CAMPAGNE.
Ed ecco cosa sta scritto: ha partecipato dal 10.12.1940 al 21.4.1941 alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese con l’84° reggimento fanteria.
Conferitagli la promozione per merito di guerra di grado di sergente, alla data 7.4.1941, con la seguente motivazione: “comandante di una squadra Arditi” si lanciava al contrattacco di forti nuclei nemici, incurante dell’intenso fuoco cui era fatto segno, trascinava i suoi uomini all’attacco con fermo coraggio e mirabile sprezzo del pericolo sempre sotto l’imperversare del fuoco avversario portava brillantemente a termine il compito affidatogli.
Esempio di elevato senso del dovere e di virtù militare”.
Operazioni di guerra svoltesi in Sicilia con il 10° battaglione Arditi, campagna di guerra 1941 – 1942 – 1943.
Concessa su campo la medaglia d’argento al valore militare con la seguente motivazione: “Sottufficiale di grande coraggio, in un momento critico contro preponderanti forze avversarie, con violenta lotta corpo a corpo, riusciva a liberare una camionetta in procinto di essere catturato. Successivamente sbaragliava l’attaccante che tentava di ostruire la strada facendo cinque prigionieri. Esempio di ardimento, abnegazione e senso del dovere”.
Questo è Nazzareno Vavalà. Qualsiasi commento è inadeguato a tanta grandezza ed è completamente superfluo.
Vedo l’eroe in una squadra di Arditi che trascina i suoi uomini, mentre imperversano i fuochi di mitragliatrici e cannoni; lo vedo mentre da solo libere la camionetta, apre la strada e, sempre da solo fa cinque prigionieri.
Mi domando se questa è una realtà o una leggenda. Rimane fermo che il piccolo soldato di Serra San Bruno è un’eroe leggendario.
L’eroe è l’eroe ad ogni considerazione, se sia stata la dittatura o la democrazia a chiedere la sua opera, è superflua e ridicola di fronte alla grandezza di chi ha sfidato la morte per difendere la Patria e questa non può, se i governi cambiano, penalizzare, disconoscere, umiliare i suoi eroi.
Purtroppo è triste constatarlo, i poveri, anche se non sono eroi, rimangono poveri.
Se il soldato-eroe Nazzareno Vavalà non fosse stato un povero soldato, chiamato alle armi dalle Serre di Calabria, ben altro sarebbe stato il suo destino, ben altri orizzonti gli avrebbe riservato il suo valore.
Ed invece rientrato dalla guerra spentasi la lampada luminosa che aveva acceso si è trovato perseguito (anche se successivamente assolto) per diserzione da un tribunale militare e, come premio per il suo eroismo, nominato custode di un carcere senza detenuti.
Non si sa se, di fronte a tanto scempio, si debba ridere o piangere.
I cittadini di Serra San Bruno, non si riesce a capire per quali arcani motivi, ignorano o fingono di ignorare la loro storia, la loro vita, gli uomini che hanno dato luce al loro bel paese, ricco di sorgenti e di profumi montani.
Ai funerali di Nazzareno Vavalà nessun segno di partecipazione, nessun elogio,nessuna bandiera.
“Zeno, auguriamoci che il tempo degli eroi non sia finito;che la Patria, dopo aver chiesto ed ottenuto il sacrificio dei suoi figli non li abbandoni poi nel degrado e nella miseria.
A Nazzareno Vavalà, padre di dieci figli, umile custode delle carceri di Serra San Bruno, grande eroe nel servizio della Patria, medaglia d’argento, gloria ed onere nei secoli”.
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