Parlo in generale ma anche di Serra e dintorni e vado subito a fare un discorso introduttivo sull’arte di oggi: non appena una persona disegna, scolpisce e dipinge viene definito artista. Così notiamo in giro mostre, gallerie, estemporanee, articoli, recensioni, locandine, discorsi, dove il termine “arte” ( inflazionato ) viene usato per opere artigianali, anche interessanti, ma di mediocre composizione, davanti ai quali, sia alla persona di cultura e sia alla persona normale, la vista e la contemplazione di esse ( opere ) non suscita alcunchè di emozioni, lasciando inalterata l’apparente asetticità dell’animo umano. In questo contesto di diffuso scetticismo verso l’arte attuale e sempre muniti di una certa tensione culturale, stimolatrice perpetua che ci porta verso la ricerca del concetto filosofico della Bellezza, che si innesta la figura del giovane Giuseppe Manno, ventenne, figlio di Bruno Manno ( agente di Polizia di Stato ) e di Teresa De Stefano, attualmente studente della facoltà di architettura dell’Università La Sapienza di Roma. Autodidatta e poco convinto a frequentare una accademia d’Arte dove possa affinare le sue capacità riproduttive nei confronti del reale e del metafisico, ci è stato segnalato presso la nostra redazione da più persone; con piacere ed entusiasmo, constatata la sua bravura e radiografati i suoi disegni, abbiamo tracciato una breve scheda tecnica che ci ha aiutato in parte a conoscere la sua personalità, attraverso i suoi disegni a carattere grafico. Il giovane Manno è dotato di capacità artistiche singolari, in parte espresse nei suoi disegni e in parte dormienti nel suo animo; per svegliarle e svilupparle deve frequentare una seria scuola d’arte. Il nostro Giuseppe eccelle nei disegni grafici che riproducono attrici e personaggi del cinema, cantanti e anziani i cui volti sono solcati e consunti dal tempo che passa.
Le sue opere, plasticamente effigiate incutono ansia e imbarazzo verso il sensibile ammiratore perché vive e reali. La sua abile mano, collegata ad occhi vigili e guidata da un cervello vivo e smanioso di gestire l’opera durante l’esecuzione, rappresentano una triade che altri e solo alcuni raggiungono in età matura. Rimane solo da sviluppare il puntino d’ago della creatività che si trova ascoso nel suo cervello. Per concludere con uno slogan sulla figura del giovane serrese, diremmo che la inconfondibile forza della sua grafica si compone sull’equilibrio di due forze contrastanti: la nitida pulizia del tratto e la densità ombrosa del chiaroscuro. Ci tengo a precisare infine che nulla è stato concordato con l’autore nè lo stesso ha potuto leggere preventivamente il contenuto di questo scritto.
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