Nel n. 1/2 – Febbraio/Aprile 2018 della Rivista avevo reso omaggio al mio maestro Franco De Paola, ricordando gli anni dal 1957 in poi, in cui ho frequentato la scuola elementare. Il mio rapporto con lui e con la sua famiglia ha segnato la mia vita anche quando le vicende mi hanno portato a vivere lontano da Serra S. Bruno. Fin dalla scuola Media e Liceo frequentati in Seminario, poi l’Università, poi il servizio negli ospedali di Serra S. Bruno e di Acquapendente (VT), poi i miei viaggi di volontariato in Africa, la mia vicinanza a lui e alla sua famiglia è stata costante, anche nel periodo in cui essa si trasferì a Vibo Valentia. Se dovevo condividere qualche evento personale, lui era sempre un interlocutore privilegiato e fidato. Quando qualche anno fa ebbe un incomprensibile deficit neurologico agli arti, mi sono prodigato a supportarlo. Insomma, dal passatempo distensivo e a volte collaborativo nella sua campagna da ragazzo, fino agli ultimi tempi della sua vecchiaia, trascorsa con straordinaria vitale serenità, i nostri incontri erano sempre cordiali e un po’ nostalgici.
Non so quante persone hanno mantenuto con il proprio maestro un rapporto reciproco così intenso, continuo e premuroso come il nostro.
Successivamente, nel n. 5/6 – Ottobre/Dicembre 2019, ho raccontato l’incontro con il maestro Franco di un altro ex alunno, “Pinuzzu” Carchidi, dopo 50 anni di assenza da Serra.
Onde evitare di ripetermi, raccomando al lettore di rileggere i due articoli, da cui si evince il profilo professionale e umano del maestro nel rapporto con i suoi alunni. Ora, in occasione della sua dipartita, mi preme solamente richiamare alla memoria il senso della presenza di quest’uomo nella vita di tante persone, cui ha dedicato la sua esemplare e gratificante professionalità.
Dei suoi ex alunni di Serra alcuni li incontro volentieri ogni tanto, sarebbe interessante ascoltare e riportare, almeno in questa circostanza, un loro ricordo riguardo il maestro.
Un maestro come Franco De Paola è per sempre. Almeno per me, che ritengo essere stato il suo alunno più costante e affettuoso negli anni, fino al Luglio scorso, in occasione del matrimonio di Annalisa, sua nipote. Quel giorno, seduti nella frescura della sua amata campagna Fondo di li Baruni, accolse con entusiasmo il mio recente libro di poesie “Le carezze dell’anima” e chiacchierammo a lungo delle nostre vite, come sempre nei nostri incontri. Il caso volle che il 21 Ottobre, durante la presentazione del mio libro a Roma, rispondendo a una domanda dell’intervistatrice, ricordai il mio maestro, che in quel momento era grave in ospedale. Tre ore dopo seppi della sua morte e non rimasi stupito, ma solo dispiaciuto per la lontananza, anzi lo considerai quasi un dono per la coincidenza degli eventi.
Ci sono nella vita di ognuno incontri e circostanze che si dimostrano come pietre miliari nella costruzione della propria personalità. Chi sa qualcosa di psicologia e psicanalisi conosce le relazioni che esistono tra il carattere, che una persona si ritrova da adulto, rispetto a come ha vissuto l’infanzia nella famiglia, nella scuola e nella società. Ebbene, nel caso specifico, il maestro Franco, nella sua “severità” tipica di quegli anni, sapeva manifestare una considerevole capacità culturale ed educativa verso gli alunni, non disgiunta da una lodevole empatia che definirei paterna. Il risultato scolastico tendeva a formare un ragazzo equilibrato e rispettoso, in grado di proseguire negli studi o, anche, senza alcuna vergogna, verso un mestiere.
Quando nei primi anni 50 si mosse dal Molise per prendere un incarico scolastico in Calabria, sicuramente non poteva immaginare quale futuro lo aspettava, ma seppe cogliere in quel viaggio (da Sud a Sud, non verso Nord!) l’opportunità di insediarsi perfettamente nella nuova realtà, costruendo una famiglia di numerosi figli insieme con quella indimenticabile santa donna di Barbara. Una famiglia allargata dalla presenza in casa delle due signore anziane la Nnora e la Mmà, accudite amorevolmente sino alla fine. Indimenticabili, anche, le signorine Nigrelli, provenienti dalla Sicilia, con la loro costante presenza in quella famiglia.
Una figura come il maestro Franco sicuramente resta indimenticabile per i suoi affezionati alunni, ma anche per tutte le persone che lo hanno conosciuto o con cui ha avuto contatti: sono convinto che tutti hanno apprezzato la sua genuina affabilità. Con la morte scompare un corpo, ma non il riconoscimento e il ricordo delle qualità umane, con cui ha dato giusto risalto alla sua lunga vita.
Non dimenticherò i suoi occhi azzurri e il suo benevolo sorriso.
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