Pur appartenendo alla borghesia ebbe particolare attenzione per i ceti meno abbienti.
Bruno Chimirri nacque a Serra San Bruno ( V.V.) il 24 gennaio 1842 e morì all’età di 75 anni, il 28.10.1917 ad Amato (CZ). Suo padre Luigi Chimirri svolgeva le funzioni di magistrato nella cittadina serrese e la madre, Caterina Corapi, era figlia dell’allora medico condotto di Davoli, paese ubicato sulla costa ionica. Nacque pertanto in un anno che ancora era lontana l’unità d’Italia e morì in un anno difficile per l’Italia che stava soccombendo alle armate austriache con la rotta di Caporetto.
Lo spazio galeotto di un articolo ci costringe a sintetizzare questi appunti ma non per questo a sminuire la grande personalità del futuro ministro dei governi liberali.
Stavamo dicendo che il suo anno di nascita( 1842), è stato un anno nero per i liberali e patrioti italiani che avevano riposto invano- il sogno di scacciare gli austriaci dal nord-italia- la speranza di libertà in Carlo Alberto che invece tradiva le loro aspettative, anzi rafforzava la sua alleanza con l’Austria, favorendo il matrimonio del figlio Vittorio Emanuele con Adelaide d’Asburgo.
Nel regno delle Due Sicilie sul piano sociale, miseria, stenti, ingiustizie sociali, mancanza di libertà e analfabetismo che favorivano certamente le classi abbienti legati da sempre al potere regio. Si pensi che a Milano su 13 unità veniva mandato a scuola soltanto un figlio, mentre a Napoli un figlio su 100 unità! Ma in quell’anno, nel meridione, si ricorda tuttavia, qualche nota positiva, come l’istituzione per l’anno seguente delle scuole elementari, anche se affidate alla gestione totale dei vescovi, con i programmi scolastici da loro decisi; viene inventata l’anestesia e brevettati i fertilizzanti e G. Verdi, dopo qualche insuccesso, raggiunge il trionfo con la I° rappresentazione del Nabucco alla Scala di Milano.
E in questo contesto storico-sociale che in una Serra San Bruno fredda ed innevata, povera e affamata che nasce il futuro ministro con parto in casa, eseguito dalle mani esperte di una ostetrica, in dialetto “di una mammina…”. Viene chiamato “Bruno” come il santo tedesco che aveva fondato l’ordine certosino.
Cresce agiatamente come tanti altri giovani del suo rango e dopo gli studi superiori, si laurea in giurisprudenza all’Università di Napoli, ex capitale del Regno delle Due Sicilie.
Diviene un grande avvocato, vuoi per la sua impeccabile preparazione, vuoi per la sua oratoria che lo aiuterà prima, nelle aule dei tribunali e successivamente al neo Parlamento liberale.
Si presenta alle elezioni politiche nel collegio di Serra San Bruno, prima nel 1874 ( elezioni annullate) e poi nel 1876 e in ballottaggio con l’avv. Antonio Jannone ottiene l’85% dei voti ( 304 su 357). Si ricordi che all’epoca della sua elezione e fino al 1880, votavano in Italia il 5% della popolazione: i maschi con età oltre 25 anni che sapevano leggere e scrivere e pagavano almeno 40 lire d’imposte dirette.
L’elezione del Chimirri, all’epoca sconosciuto avvocato di provincia, rappresenta un evento eccezionale in quanto il Parlamento liberale era rappresentato da autorevoli parlamentari appartenenti all’aristocrazia fondiaria. Da questa elezione iniziò la sua folgorante carriera politica dalla XIII legislatura ( 1876) fino alla XXIII ( 1909), mentre nel 1913 fu nominato senatore del Regno. Fu Ministro dell’Agricoltura, Industria, commercio; Ministro Delle Finanze; Ministro Guardasigilli; ad interim Ministro del Tesoro. Ebbe onorificenze che pochi ebbero Come quella di “ Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro ( 1881), e quella di “ Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia ( 1881).
La sua attività parlamentare lo vide impegnato come relatore nel disegno di legge governativo sui principi fondamentali del sistema delle assicurazioni sociali contro gli infortuni sul lavoro; l’azione del Chimirri risultò inoltre presente in tutte quelle disposizioni riguardanti le Opere pie; posizione la sua sempre vicina alla Chiesa ma con le distanze volute dalla sua mentalità laico-liberale; A difesa dell’infanzia abbandonata riuscì a far abolire la ruota dei trovatelli sostituendola con il brefotrofio provinciale; fu oratore a difesa degli interessi meridionali contro il governo Giolitti; fu anche commissario governativo per la gestione e l’esercizio della tutela degli orfani del terremoto del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina; si schierò contro l’intervento dell’Italia con l’approssimarsi del primo conflitto mondiale;
Ebbe amicizie ad altissimo livello, come l’amicizia con Von Bulow, l’ambasciatore tedesco in italia; e l’amicizia particolare con Vittorio Emanuele Re D’Italia e con la regina Elena. Quest’ultima che aveva per lui una particolare ammirazione e rispetto, gli regalò un ombrello e un bastone da passeggio che avevano incastonati sul pomello, uno zaffiro di valore inestimabile; fu anche amico di Minghetti e Quintino Sella e ancora con tanti altri che all’epoca avevano in mano le leve del potere statale.
L’11 dicembre 2005, il prof. Vittorio Carlomagno, Presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani, in un suo autorevole intervento ad un speciale convegno sul tema “ l’Evasione fiscale e i diritti del contribuente”, accoratamente evidenziava quanto fosse attuale l’azione politica e le parole del Ministro Bruno Chimirri allorquando oltre 100 anni prima era ministro delle Finanze. Infatti, lo stesso in tema di restituzione d’imposte indebitamente riscosse dall’Erario scriveva all’epoca che “ ciò che punge e offende non è tanto la gravezza del tributo quanto il dover pagare un’imposta indebita e, pagatala, non poterla sollecitamente riavere…senza aspettare la domanda degli interessati…” . L’altra parte del discorso che colpisce, continua il prof. Carlomagno è il tentativo di dare al Fisco n volto umano attraverso la raccomandazione di Chimirri ai funzionari ed impiegati di tenere “… un contegno cortese, equanime e imparziale, in modo da abituare i contribuenti a vedere in ciascuno di essi un amico, un magistrato amministrativo disposto a tutelare con lo stesso zelo i diritti dell’erario e le ragioni dei privati…bisogna “ facilitare e semplificare la macchinosa gestione delle finanze, sceverandola del troppo e del vano”.
Il valore del Nostro fu decantato dal famoso poeta serrese Mastru Bruno Pelaggi che visse con lui da contemporaneo ( 1837-1912) nella poesia “ don Brunino Chimirri e si Sirrisi”. Poeta sarcastico e contestatore, in questa circostanza deve difendere la personalità del Chimirri nei confronti dei serresi che non lo sanno apprezzare per il suo valore : “…Don Brunino Chimirri è galantuomo, ca di nudhu giammaisdi vendicau. Vui lu sapiti tutti quanto è buonu, e quanto offesi si dimienticau; e lu sapiti ch’allu sulu nuomu l’Italia tutta lu frunti ‘nchinau…”
Fino a quando fu in vita il segretario del Ministro, tal Serafino Graziani, raccontava che una volta il Chimirri doveva fare un intervento al parlamento, ma per la fretta di prendere il treno per la capitale, dimenticò il discorso scritto. Allorquando giunse a Roma e poi si recò al Parlamento il discorso fu pronunciato lo stesso e registrato a mano dagli impiegati addetti al quel compito. Successivamente, la copia trascritta a Roma fu confrontata con la copia dimenticata in Calabria. Era perfettamente eguale anche nella punteggiatura!
I Chimirri attuali, sono la nipote Nerina Chimirri, famosa avvocatessa penalista di Catanzaro ( il Ministro era fratello del bisnonno paterno), Caterina Chimirri, altra avvocatessa civilista sempre di Catanzaro, e i due omonimi Bruno Chimirri, campioni mondiali di equitazione, tutti orgogliosi di essere i pronipoti di un galantuomo e signore di altri tempi.