È una mattina come tante altre. L’insegnante narra la disposizione a coorte dei soldati romani sul campo di battaglia, quando sulla lavagna si aprono i due schieramenti rivali. L’alunno interrogato, tocca qualcosa sul proprio tablet e “ERRORE! Hai scelto la disposizione sbagliata!”, lo schieramento nemico si muove e sconfigge i nostri eroi.
Sembra l’inizio di un racconto di fantascienza, ma non lo è. La crescente diffusione di reti Internet molto veloci e di tecnologie mobili ha avuto un forte impatto sui modelli comportamentali e sociali nelle nuove generazioni. Sensibili a tale mutamento, le istituzioni scolastiche sono tese allo sforzo di innovare i propri modelli psicopedagogici. L’attenzione è tutta concentrata sui nativi digitali. Sono infatti loro, i ragazzi nati a partire dagli anni ‘90, ad esperire un quotidiano tecnologico, interattivo, che si presta alla diffusione in tempo reale di informazioni e contenuti digitali da ogni angolo del pianeta e non solo. Quando questa nuova generazione di studenti si trova bloccata tra gli ingranaggi del tradizionale modello di apprendimento, passivo e basato su libri e quaderni, molte ricerche confermano, vive un forte stress, da cui scaturiscono problemi di attenzione e cali di rendimento. Dall’integrazione delle tecnologie di uso comune nei modelli didattici, le istituzioni scolastiche colgono tre grandi benefici. Primo, il promuovere un’uniformità tra la propria offerta formativa e la realtà extra-scolastica. Secondo, l’interattività rende lo studente la parte attiva della propria esperienza formativa. Terzo, l’insegnante può infondere un senso civico nelle interazioni sociali di questa nuova realtà.
Il cuore tecnologico del nuovo modello psicopedagogico è la Lavagna Interattiva Multimediale (LIM). Si tratta di un sistema informatico che opera sulla tradizionale lavagna. Il docente può scrivere e disegnare, usare i colori e cancellare, come ha sempre fatto; ma, grazie all’ausilio di un computer – fisso, portatile o tablet – porta in classe il vissuto quotidiano delle nuove generazioni. L’insegnante è così in grado di arricchire l’offerta didattica di contenuti multimediali e interattivi. Ancora più interessante è la possibilità di simulare in tutta sicurezza esperimenti chimici o fisici e anche di visitare luoghi di interesse storico e paesaggistico, senza doversi spostare dall’aula. Ne consegue una maggiore efficacia nell’apprendimento, stimolato dalla memoria visiva. Inoltre, sfruttando al meglio i vantaggi offerti dal nuovo modello, il docente è in grado di cogliere l’uso che delle tecnologie fanno i ragazzi e di indirizzarli, in modo esplicito o implicito, verso un uso consapevole, istruendoli a riconoscerne i potenziali rischi – quali il furto d’identità e la pedopornografia virtuale – e a plasmare metodi di ricerca e di verifica delle fonti di studio.
Di importanza fondamentale rimane il benessere e la salute dello studente. Numerosi sono, infatti, i risultati di ricerche che dimostrano un calo di attenzione e di memoria conseguente un’esposizione prolungata alla luminosità artificiale delle immagini proiettate da un monitor, un telo o dalla lavagna. La pianificazione didattica deve, quindi, trovare il giusto compromesso nelle modalità e nei tempi di applicabilità di queste tecnologie. D’altra parte, il grande vantaggio, sul versante salutistico, concerne la possibilità di avvicinare ad una didattica “normale”, gli studenti con bisogni educativi speciali, per i quali sono già consolidate nella vita quotidiana molte delle tecnologie di supporto all’interattività digitale.
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