Gli angeli possono apparire in sogno, ma anche in altre insospettati contesti. Gli angeli sono i nostri compagni celesti e si adattano in tutte le epoche in cui si manifestano. Daniel Adman
Gli Angeli di Natale.
Aria di Natale. Oggi ho scelto di occupare una panchina pubblica di un grande rione cittadino dove vado raramente.
Di fronte, come un fiume in piena, scorre il traffico cittadino. Al di la della strada si scorge un cancello che immette in un giardinetto condominiale, e poi l’ingresso di un enorme palazzone. Seduto, con il mio portatile sulle ginocchia, scrivo cercando di mescolare la storia con la leggenda. Con intorno questo caotico brulicare di persone e mezzi è come essere al centro di una grande giostra. Scrivo e, di tanto in tanto, per abitudine, richiamo sullo schermo i fatti del mondo poi, per riposare la vista, spazio intorno e osservo l’indaffarata umanità che mi circonda. Verso le undici stavo facendo la solita pausa di riflessione; tenendo le dita incerte sulla tastiera e lo sguardo nel vuoto, quando si verificò uno strano episodio. Si è avvicinato un uomo che non avevo mai visto, seguito a breve distanza da un ragazzino biondo. L’uomo camminava a fatica portando due sacchi di plastica con panettoni e bottiglie e, giunto alla mia panchina li poggiò cautamente sulla parte libera. Scrutò per un attimo la mia reazione e, vedendomi indifferente, incuriosito si è piazzato alle mie spalle; il ragazzino biondo, con aria annoiata, si pose al suo fianco. L’uomo lesse bisbigliando tutta la pagina sul mio desktop. Non nascondo che quella sfrontata intrusione mi ha dato fastidio. Un senso di rivolta mi suggeriva che avrei potuto tacciarlo di violazione di domicilio ma, come al solito, la grande scatola di cartone; che simula la mia dimora notturna, giaceva ripiegata dietro la panchina con dentro, ben celate: due bianche ali. Ultimata la lettura l’uomo accese una sigaretta, aspirò profondamente e soffiando il fumo sulla mia tastiera disse: Bene, bene…continua così. Sempre con la sigaretta accesa fra le labbra afferrò, uno per ogni mano, i suoi sacchi di plastica e si diresse verso il palazzo di fronte. Lo seguii con lo sguardo e vidi che nei pressi del cancello un’altra persona lo aveva raggiunto e, dopo un breve dialogo, gli consegnava una grande busta gialla. Con le mani impacciate sollevò il braccio sinistro e invitò il “messo” a inserire la busta sotto la sua ascella. Poi, i due si salutarono e il “nostro” si diresse al cancello condominiale.
Nel frattempo, visto che il ragazzino non si era mosso, indirizzai la sua attenzione verso l’uomo che stava armeggiando davanti al cancello e, quanto per sondare la sua identità, gli domandai:
-E tu… tu non raggiungi papa?
-No, non è mio padre, lui sta andando a casa sua; io abito “altrove”. Rispose prontamente e con sicurezza.
Rivolsi di nuovo l’attenzione verso l’uomo che, nella sofferta manovra per spingere il cancello con il gomito aveva allentato la stretta del braccio e dalla busta gialla era sgusciato un foglio che ora giaceva per terra. Aperto il cancello, non si accorse del foglio caduto e si avviò verso il palazzone. Anche il ragazzino biondo notò quanto era accaduto e rapido corse sul posto dove giaceva il foglio, lo raccolse e, inspiegabilmente, tornò al mio fianco.
Nel frattempo l’uomo si era inoltrato nel caseggiato scomparendo alla vista.
D’istinto rimproverai il ragazzino:
-Potevi chiamarlo per dargli quel foglio. No?
-No, non era necessario; questo lo tengo io.
Così rispose, secco, mentre faceva l’atto di porgermelo, invitandomi a leggere lo scritto.
-Grazie dissi: Non è mio e non voglio sapere altro. Tu sai quello che è giusto fare; è tuo dovere restituirlo al proprietario.
Al mio invito, con tono autoritario e risoluto, così rispose:
-Ti dico che questo ora non gli serve. Pensa a fare il tuo lavoro e non intralciare il mio.
Il ragazzino cominciava a diventare insolente e non avevo alcuna voglia di accettare la sua tesi che, al momento, appariva senza senso. Comunque, avevo deciso di convincerlo a fare il suo dovere e prevedendo che il dialogo sarebbe stato lungo decisi di spegnere il computer, non volevo scaricare inutilmente la batteria. Mi concentrai sullo schermo per digitare la manovra di spegnimento e intanto, senza nulla aggiungere, il dispettoso “angioletto” ne approfittò per allontanarsi di corsa confondendosi nella folla. Tornai con lo sguardo sul computer e stavo per digitare l’arresto quando sullo mio schermo apparve il segnale di posta in arrivo… aprii l’email:
“Fratello, non devi meravigliarti di quanto è accaduto, ho trattenuto il foglio per il suo bene. Si tratta del referto medico della TAC eseguita al mio “protetto”; titolare della busta gialla. L’esito è allarmante: gli resta da vivere meno di un mese. Lui non sa ancora nulla e…domani è Natale.”