Il poeta di Isola Capo Rizzuto dentro l’anelito di preghiera, di ricerca di luce e verità
“…Nell’intimo essere umano/trovi lo spirito linfa vitale,/ trai da essa il filo di luce:/ forza vincente che a Dio conduce.” Ed ancora. “ …Non fare rumore,/ scava!/ A tratti ne senti la voce,/ ti turba/ gravosi sentieri t’induce/ inciampi/ vacilli/ una lotta violenta/ il petto ti scrolla./Ma è là,/ un filo di luce sottile/ la mente nebbiosa schiarisce:/ capisci,/ ci sono:/è la via che porta alla vita.”
Sono versi contenuti nel libro di racconti e poesie “Sulle ali dello spirito” (2001) di Luigi Villirillo da Isola Capo Rizzuto, edito da Ursini di Catanzaro ed insignito del Premio “Festa del Libro” promossa dall’Amministrazione comunale di Zagarise in collaborazione con la Regione Calabria. In prefazione Mons. Tonino Staglianò, vescovo di Noto, auspica “ fare un pezzo di strada [insieme al Villirillo], dialogando e discorrendo, ascoltando il suo racconto di vita[…] perché da racconto in racconto sbocci sempre più tra gli uomini il fiore della testimonianza dell’amore che pacifica i cuori di tutti. La vita racconti l’amore e l’amore si racconterà nella vita.” Siamo davanti, scrive ancora Don Tonino, ad una “prosa semplicissima. Ma [che] agguanta la realtà e parla di cose concrete e profonde. La sua poesia non si avvale delle forme erudite, ma consente ai legami più sacri di trovare un linguaggio accessibile. In una società come la nostra, dove tutto è complesso e talvolta rarefatto, si ha come l’impressione di perdere il contatto con la realtà, di vivere in un mondo nel quale le verità più genuine e fondamentali vengono dimenticate e non sono più i fari luminosi capaci di dirigere i passi della nostra esistenza.”
La poesia del Villirillo è semplice non solo perché egli stesso è tale ma soprattutto perché vuole lanciare il sasso nello stagno di una società dominata dal denaro e da un’accozzaglia psudoreligiosa che diventa spesso parodia del sacro. Insomma “è poeta solo per pregare”, per dirla con le parole di Mimmo Carelli che ne ha recensito l’opera, perché trai suoi versi si esperimenta un percorso poetico, un’invenzione poetica per nulla sterile, ricca di contenuti e stimolante nell’abbandono del futile e delle vuote parole, prive di senso, che danno solo esaltazione. Un itinerario alla ricerca del bello e del buono che si sostanzia attraverso la Fede.
È un desiderio ardente voler aprire, non solo le porte a Cristo, ma anche alla speranza in un contesto sociale, quello di oggi, sopraffatto da errori e frenesie. Così anche la poesia può aiutare a cercare la Fede e consolidarla perché il poetare è vita e “visione del mondo attraverso il proprio soggetto” come scriveva don Francesco Mottola, e deve essere partecipata agli altri per giustizia e per amore. È lo stesso poeta isolitano che lo va ripetendo da sempre: “ i miei scritti sono un percorso poetico teso alla ricerca di Dio e di me stesso come necessità dello Spirito”.
Enon son da meno le poesie in vernacolo, sparse in tutta la sua corposa produzione, perché esprimono simpatici e veritieri versi che si interrogano sulla caducità dell’umano passaggio lasciando affiorare una certa malinconia. Sono metafora e saggezza popolare intessuti con la musicalità dei versi che evidenziano la capacità di Villirillo di fare poesia bella e intrigante. Una poesia che va diritta al cuore visti anche i numerosi e prestigiosi premi ottenuti in ogni dove della penisola e tra i quali cito: Poetare nel Crotonese (2001) e nello stesso anno Incontro con la poesia; Il Tripode di Crotone (2008);Il Golfo di La Spezia (2009); Il “Vivarium” dell’Accademia dei Bronzi di Catanzaro 2010 e con la stessa Accademia il “Premio Alda Merini del 2015 e La Gorgone d’oro di Gela nel 2005 e nel 2011.
Nel 2006 per i tipi dell’Editore Gabrieli di Roma ha pubblicato la raccolta di poesie “ Tra luci e ombre – Mi perdo e mi ritrovo” della collana “Domus zefiro per la cultura europea”. Di questo lavoro leggiamo la lirica “Luci ed ombre dell’anima” laddove Villirillo scrive “A tratti il sole mi appare/ e all’apparir di esso/ la natura io vedo/ in tutto il suo splendore./ In versi la dipingo,/ sì che l’anima mia/ delizia l’eccelso del creato.// Ora il sole non regge/ e l’ombra del declino/ fa posto al buio/ che presto si infittisce.”Ed ancora. Da “Dov’è la mia colpa? leggiamo: “Ho avuto in dono/ la vita/ e non mi è stato dato di capirla./ Ho bisogno di credere/ per la quiete della mia anima.// Il tempo scorre inesorabile/ nel continuo vagare della mente/ alla ricerca della mia sorgente.// Ho avuto in dono/ l’intelligenza/ e occultata la fede./ Dov’è la mia colpa?// Ci sarà da qualche parte/ se l’inquietudine spesso/ mi tormenta l’anima,/ma confido nell’eterno/ per la mia salvezza.” Scorrendo, ancora, le pagine poetiche del Villirillo, ci si trova davanti a versi che comunicano sentimento e bellezza, spiritualità e contemplazione, vita e passione. Poesia che punta all’anima delle cose e degli uomini trasmettendo conforto e speranza. Insomma pagine, corredate anche da massime, che stabiliscono osmosi tra l’autore e il lettore toccando il cuore e suscitando emozioni.
Pagine dalla voce pacata e ricercata, ricche di sentimenti profondi e intensità della parola. Tutte liriche intrise di confessione e dibattito, anelito di comunione e fiducioso abbandono.
E di prossima pubblicazione sarà la silloge, dal titolo provvisorio, “Penso….dunque scrivo”, che, come anticipa lo stesso poeta, è il “seguito di un percorso di vita spirituale in crisi, […] una sorta di altalena, tra il credere e il non credere che si inerpica nel vortice della vita, ora da una parte ora dall’altra, con l’intento di trovare un approdo sicuro a questo cuore inquieto”