La mia gente offesa nel cuore e nei sentimenti soffre in silenzio”
Da sempre si interessa del folklore, dei costumi, delle tradizioni della sua gente raccogliendo e catalogando ogni cosa, dai proverbi ai modi di dire, dalle esclamazioni alle nenie e filastrocche popolari. Si tratta di Michele Maruca Miceli da Gizzeria (1953) un poeta- antropologo che da anni persegue un suo discorso politico, filosofico, sociale, che narra della sua gente, della gente calabra, dei galoppini amanti dello sfruttamento e della corruzione. Tutta una poetica da leggere ma soprattutto da meditare e da intendere come messaggio di fede e di speranza. Nelle sue pagine, insomma, si coglie una carica umana e una sapienza di stile che rendono vive le vicende cariche di valori etici. Si incontrano un mondo antico e moderno insieme che riguarda la cultura di una terra che tanta storia ha dato all’umanità in una universalità pensosa fatta di dolori, prove, amarezze e aspirazioni di benessere.
La mia gente
La mia gente vinta dalla fame
logorata dalla fame
stanca dei padroni
respira grave sui colli
di antichi ulivi
e polverose trazzere.
La mia gente
offesa nel cuore e nei sentimenti
soffre in silenzio.
La mia gente a sera si tinge di lutto
nello stanco fardello di fame che
il freddo consuma le ossa.
Questa mia gente di vita vissuta
attende libertà…
(da “Incontro con la poesia- Rassegna di autori calabresi- Editrice la Provincia KR- Crotone 2001)