Canta la scarsa luce che accompagna l’uomo nella vita di oggi, l’amara pena del viaggio e l’eterna sosta alle soglie della grande luce.
Nel maggio scorso al “Premio Franco Loria – Città di Crotone” la sua lirica “Fra quelle carte sparse” ha conquistato la seconda posizione perché “è poesia che esprime con delicata grazia lo stupore incantato dell’anima: uno stupore che dona a tutti la liricità pura dell’anima della poetessa e il senso della quotidianità della nostra esistenza. Il verseggiare esprime una partecipazione che si trascina sul filo della memoria dove c’è un affresco gentile di un mondo perduto, ma che è vivo nel cuore della poetessa.”
Sto dicendo dell’amica Caterina Tagliani, nativa di Crema ma residente da tanti anni a Sellia Marina, non solo poetessa ma anche scrittrice versatile. Laureata in Pedagogia ed un Master in Bioetica e Sessuologia presso l’Università Teologica “San Tommaso” di Messina. Sono tante le sue pubblicazioni e la più recente (2014) è il saggio “Hannah Arendt: libertà e rivoluzione” edito da Vincenzo Ursini di Catanzaro. E sono tantissimi i prestigiosi riconoscimenti riscossi in ogni angolo della Penisola ed anche oltre i confini. L’ultimo, è l’inserimento della sua lirica “Una lampada accesa” nel Repertorio di Arte e Poesia (2^ Edizione 2016) dell’Accademia dei Bronzi e dell’ Editore Ursini e presentato, nei giorni scorsi, durante una piacevole cerimonia a Tiriolo. Si tratta di “un libro nel quale arte e poesia sono state sapientemente miscelate, con motivazioni critiche approfondite redatte da Maria Concetta Giorgi. Il tutto in una veste grafica di assoluta qualità”, per dirla con le parole dell’infaticabile Vincenzo Ursini.
Perché “Una lampada accesa”? Perchè “serve ad illuminare il cammino; la speranza guida sempre i passi del pellegrino. Poesia di un percorso che ogni uomo prova a tracciare, il viaggio è per chiunque voglia cambiare qualcosa nella propria vita. La luce è anche metafora di quel cammino, il mondo è nel suo chiasso, non aiuta nella ricerca dell’essenza e l’autrice afferma:” pellegrino ignoto/ che vaghi ramingo tra il fragor/ d’un mondo/ muto al cuore/ perso in fugaci gioie che rincorre”. La poetessa usa le parole con capacità, usa spezzature di verso per isolare i singoli termini mettendoli in realtà in risalto. Al pellegrino che viaggia l’autrice augura:” Una lampada accesa perchè sia/ il mio augurio a te, una scia lungo la via”, una possibilità di esser accompagnati ” al limitar dell’ombra”. In quella luce infatti non si è più soli, il finale dell’ultimo verso lo conferma: “ed io ti sono accanto”.
È una lirica, questa di Caterina Tagliani, capace di catturare anche il più distratto dei lettori e piace ospitarla nella nostra Pagina della Poesia. La poetessa – scrittrice di Sellia Marina ci appare quasi impegnata in una sorta di denuncia per una umanità troppo legata agli odi ed alle violenze. Una denuncia accorata ma con una speranza per una diversità di vita. È poesia asciutta, umanissima che esprime la delusione disperata di chi scuote furiosamente una porta e rimane per sempre esclusa in un esilio perpetuo. L’amica Caterina canta la scarsa luce che accompagna l’uomo nella vita di oggi, l’amara pena del viaggio e l’eterna sosta alle soglie della grande luce.
Una lampada accesa
Una lampada accesa perché sia
luce al tuo cammino, speranza
che ti guidi lungo un viaggio faticoso
che non t’ha visto ancora vittorioso.
Una lampada accesa nella sera
per te viandante, pellegrino ignoto
che vaghi ramingo tra il fragor
d’un mondo, muto al cuore
perso in fugaci gioie che rincorre.
Non sente l’acqua che il deserto inonda,
nasconde l’oasi affacciata ai bordi
di una duna vagabonda.
Una lampada accesa perché sia
il mio augurio a te, una scia lungo la via
che ti precede, ti segue al limitar dell’ombra
che t’avvolge nel suo manto, ed io ti sono accanto.