Dalle liriche della poetessa monterossina “traspare l’espressione di un moto dell’anima individuale in quanto hanno qualcosa che tocca l’animo di ognuno di noi.”.
Nei giorni scorsi sono stato omaggiato di un graditissimo dono da parte dell’amica Mariella Curigliano, la poetessa-avvocato di Monterosso Calabro, già ospite della nostra fortunata rubrica Pagina della Poesia. Si tratta della sua silloge “Lo specchio dell’Anima”, edita, come ho sempre auspicato, dalle Edizioni Adhoc di Vibo Valentia nel maggio di quest’anno. Nella presentazione che porta la mia firma v’è scritto che: ‘l’accento della poesia si coglie già dalla prima pagina, dalla prima lirica, “Pioggia di stelle”, nel tono, nel ritmo scarno e sereno ma fortemente ed intimamente musicale, nel mondo dell’immaginazione – realtà, così personale, così sofferto. “ E ,all’improvviso,/ ritrovo / il perduto/ stupore…// se provo/ a specchiarmi/ nel muto silenzio/ dei tuoi occhi/ giulivi,// se provo/ a mirare/ il disincanto/ del tuo sguardo/ sincero,// se provo/ a sentire/ la pioggia di stelle/ che stilla/ dal firmamento/ dell’anima”. Sono immagini come voce ininterrotta che dipana il filo della vita di fronte al lettore, perché egli riceve, via via, le personali esperienze. Insomma la Curigliano è ‘poetessa la cui parola poetica evoca, con limpida chiarezza, davanti alla memoria di ognuno. E più si va avanti nella lettura e più si fa frequente una sentenziosità commossa e luminosa, la sapienza di un’esposizione chiara, incisiva, fortemente intrigante, dove non è difficile scorgere il senso coinvolgente di un dialogo gentile, colmo di sensibile grazia come quando parla al caro papà: “Come d’incanto,/ riaffiora,sovente,/ nitido,/ nella mia mente,/il tuo sguardo,/ Padre… pensoso,/ talora,/ rapito,/che scruta,/ estasiato,/ rossi tramonti/ tuffarsi nel mare,/ foglie dorate/ inseguite dal vento,/rondini/ in volo…./ Mentre,/ il crepuscolo avanza…/ e piovono/ gocce di nostalgia.” Modi poetici non declamatori, sottilmente malinconici che investono il nostro tempo e quello di chi ormai non c’è più, per riflessioni segrete e governate dalla commossa intelligenza che fa scrivere ora versi secchi e poi versi comunicanti e comunque versi sinceri, chiari e mai contorti e che insieme sono pudore, ricerca e “Inquietudine” con cui si rivolge ancora all’amato genitore: “Ti rivedo, padre,/ seduto sull’uscio…/ Il mento racchiuso/ da mani tremanti,/ gli occhi lucenti,/ lontana la mente…// Ti rivedo, padre../ le braccia conserte,/ lo sguardo silente,/ inquieta la mente,/ scrutare/ un’anima// ansante/ in cerca di pace..//. Ti ripenso, padre…/ / mentre accenni/ un sorriso,/ e ritrovi,/ in un cantuccio/ del cuore,/ zampilli di gioia…// Mentre / il vento del tempo,/ i ricordi,/ turbinoso,/ trascina/ nei/ recessi indistinti/ dell’anima.” Continuando nella lettura incontriamo sprazzi di gioiosità, il cui vissuto e la trasparenza dell’anima si equilibrano in un esito di grande intensità come nella lirica “Felicità” laddove la Curigliano scrive che: “È il maroso// spumeggiante/ che/ inonda/ la scogliera.// È il profumo/ Inebriante/ del narciso/ a primavera.// È il candore/ della luna/ che rischiara/ a prima/ sera.// È/ la quiete/ che segue la bufera.// È l’idillio/ di un sogno che s’avvera.” Ed ancora. Nella poetessa vibonese non c’è uno scavo indifferente, ma tanti interrogativi che denotano tanta attenzione verso il tempo che fugge come in “Vanità” dove “Un relitto/ si staglia/ sulla spiaggia/ deserta/ dell’anima…/ sbiadito,/ corroso,/ consunto/ dalle onde/ impetuose/ del tempo,/ che tutto/ consuma,/ cancella/ e distrugge.” Sono versi poetici essenziali che traducono i moti dell’anima con testimonianze positive finalizzate alla realizzazione di una realtà migliore e più pulita, di un mondo poggiato su saldi principi morali’. Ed è vero, come scrive giustamente, in prefazione, Maria Teresa Panzino, “dalle poesie di Mariella Curigliano traspare l’espressione di un moto dell’anima individuale in quanto hanno qualcosa che tocca l’animo di ognuno di noi.. In ogni sua lirica, c’è l’avventura della memoria, del ricordo. È dunque nell’avventura della memoria che va rinvenuto il punto di partenza del lungo viaggio della poetessa.”. E ancora. “È impressionante – come scrive in premessa Lionella Maria Morano – il fatto che nella maggior parte delle liriche di questa raccolta, che descrivono in toto il mondo poetico di Maria Curigliano, la parola più ricorrente sia anima.” È poesia che manifesta ed esprime, per la Morano, “l’armonioso ricamo di parole, il ritmo blando, la leggiadria delle immagini di volta in volta evocate, che siano, persone, atmosfere, luoghi, bestiole, aquiloni, e perfino la puntigliosa ricerca lessicale e il raffinato labor limae, ricoprono ma non nascondono il lavorio interiore di un essere che si dibatte in una scelta -mai risolta – tra anima e mente, tra sentimento e ragione, tra vita reale e sogno.” “Così Mariella – ancora dalla mia presentazione – come poetessa autentica, si fa umile e sofferta, perché la sua anima, anima bella, è un’antenna di alta capacità ricettiva e la sua penna sa “trasmettere” e la sua poesia diventa edificante e pedagogica. Insomma questo bellissimo itinerario lirico di Mariella Curigliano, dove le poesie vivono intensamente, ha tutta l’armonia di un raggio di sole riflesso nell’acqua, tutto il trasalimento del cuore, tutto lo slancio di una ancor giovane vita filtrata dalla poesia che anela raccontare il proprio mondo, raccogliere nel proprio bagaglio i segni testimoniali del vivere quotidiano, farsi largo a bracciate per significare verità essenziali, per cercare amore, per dare amore”.