Nonostante le belle giornate di sole, novembre, inevitabilmente mette un po’ di tristezza. Tristezza per l’inverno che verrà, tristezza per le ricorrenze che ci ricordano i nostri cari defunti. Tristezza sopita che porta con se un altro anno ormai quasi archiviato.
I miei ricordi sanno di cera che sfrigola negli innumerevoli lumini rossi che accerchiavano la cancellata del nostro Calvario. Li ricordo nel disordine eccessivo del camposanto. Erano tanti. Grandi, piccoli, accesi, spenti dal vento, con la plastica rossa, squagliata da fiammelle più vivaci. Sembravano buttati qua e là senza criterio, ma ognuno ardeva vicino ad un caro estinto. Ogni fiammella un ricordo, ogni fiore un pensiero.
Ricordo il via vai su per la salita dopo il Calvario, ognuno con un mazzo di crisantemi spesso raccolti negli orti padronali. Le margherite col loro profumo inconfondibile, ancora semichiuse, le “creste di gallo” col loro caratteristico colore bordeaux, sempre ricercate perché duravano a lungo nei vasi, anche senz’ acqua.
Anch’ io coltivavo i miei crisantemi in campagna e curavo quelli di mia nonna nel balcone . Ogni anno facevamo nuove piante dalle talee di quelli appena recisi.
I balconi abbondavano. Che tristezza un balcone vuoto, senza vita. In paese ho visto chiudersi molti usci a poco a poco. I balconi sgretolarsi lentamente , le inferriate arrugginirsi nelle intemperie. Finestre sbarrate che celano antichi ricordi, memorie custodite in foto ingiallite dimenticate in qualche cassetto. Case nell’ oblio abitate da fantasmi forse mai sopiti. Passano gli anni e nulla ritorna. Si perdono inevitabili anche le memorie di un tempo che fu. I ricordi sbiadiscono come carte lasciate al sole.
Ogni tanto sfrigolano come fiammelle di un lumino spuntato per caso. Durano pochi attimi e si spengono. Il tempo sembra un vecchio teatro impolverato con vecchi fantocci accasciati, senza vita. Eppure, la vita rincorre e rinchiude nuovi cicli come i fiori nati da nuove talee. Nascono, crescono, appassiscono, ma si rigenerano appena qualcuno crede che in quel piccolo pezzo di legno, scorra ancora linfa vitale. Nuova vita.
Novembre sembra racchiudere tutto ciò che è ricordo ed è ciclico. Finisce un tempo e se ne apre un altro. Le vigne riposano e gli ulivi cominciano a dare frutto. Gli uomini sperano in buoni raccolti. Così, dalle foto serie e sorridenti delle lapidi, i nostri cari sembrano vegliare sui nostri passi, sui nostri progetti futuri, e del passato non rimane che il ricordo.
Non ricordo profumi particolari di novembre. Ricordo i primi freddi, il vento che cominciava a scuotere le prime olive mature. Un vago aleggiare del fumo della prima sansa bruciata nei frantoi o il fumo acre dei primi caminetti accesi. Ricordo i ciclamini che facevano capolino tra le foglie di castagno ingiallite. Qualche riccio aperto, inerme nel dare i suoi frutti.
La vista di qualche fungo appena spuntato dalle generose piogge … eppure , non ricordo profumi.
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