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L’ospite inatteso (2005)
L’ho incontrato tre anni fa, d’autunno.
Anzi, è venuto lui a trovarmi.
In silenzio chissà da quanto, stava dentro di me e cresceva lentamente.
Un amico, in genere, ti avvisa, si fa sentire; lui no, si era intrufolato di nascosto e intendeva o sperava di farmi una sorpresa. Era venuto a prendermi, ma non aveva chiesto il mio consenso, né l’aveva chiesto ad altri, il prepotente.
Qualcuno, evidentemente, non era d’accordo e fece in modo che me ne accorgessi in tempo.
Il dolore, si sa, è un allarme formidabile; per me è stato un dono.
Lui ha tentato pure d’ingannarmi, facendo deviare l’attenzione sul vicino innocuo. E’ stato il sacrificio di questo a svegliarmi dall’incredulità: “Proprio a me?”, mi sono chiesto, “sì, proprio a me!”.
La sorpresa è relativa quando hai il senso della vita, del mondo, delle cose intorno.
L’ho accolto come si accoglie un ospite, ma l’ho distrutto come si fa con “il male”.
Lui non l’ha presa bene e ha cercato di vendicarsi. Dall’antro in cui era stato ricacciato sputò veleno contro di me. Mise a dura prova per giorni e giorni, pure la notte, la mia pazienza. Mi rubò la parola. Se avesse prevalso sulle mie forze, non avrei più parlato ai miei figli, ai miei amici; non avrei potuto scrivere.
L’ho sfiancato, l’ho messo all’angolo, per ora. So che c’è, è lì pronto, subdolo e infido come un rivale che si finge amico.
Può essere che prevarrà alla fine, ma non perché mi coglierà di sorpresa.
Solo quando gli sarà consentito dall’alto.
Allora, se tornerà, farò in modo di accoglierlo come un amico e mi lascerò abbracciare docilmente, per sempre, nel passaggio finale.
GLEASON 7
L’ospite non gradito (2012)
Era di Maggio, Primavera inoltrata, già in vista di un importante traguardo, intensamente desiderato perché rappresentava l’inizio di una nuova esperienza, era il momento che qualcun altro, a mia insaputa, aveva scelto per un imprevedibile stop.
Da tempo stavo sulla mia strada a guardare attentamente, ma senza ansia, verso una direzione nota; non aspettavo nessuno, ma guardavo lo stesso.
Non avevo mai abbassato la guardia, c’era in me un’attenzione serena e vigile.
Era di Maggio, dunque, quando ho visto spuntare da un’altra strada (non ci avevo mai pensato!) un tipo che somigliava al precedente.
E’ lui o non è lui?
Non è lui, mi sono detto, ma gli somiglia molto.
Vediamo un po’, forse ha una maschera.
Con circospezione comincio a indagare, passa il tempo, riesco a fare cose di un’altra vita, poi torno da lui, è ancora lì, non sembra muoversi.
Che fare, mi dico, aspetto ancora o lo affronto?
Un amico mi suggerisce: “Se sei un filosofo aspetti, se ti affidi alla scienza lo affronti”.
Non sono stato un filosofo, ma non per questo il mio approccio ha mancato di umanità.
La scienza ha tolto la maschera a lui, che, messo alle strette, ha dovuto confessare di essere un intimo amico del precedente attentatore.
Perciò, ho affrontato con decisione la sua rimozione dal mio corpo.
Ti ho fregato di nuovo, “amico” mio, ospite indesiderato.
Ti avevo avvertito anni fa, non mi avresti colto di sorpresa, anche se hai tentato d’ingannarmi.
Non c’erano segnali, infatti, della tua presenza, ma ho usato lo stesso una spia e ti ho smascherato.
Ma tu sei furbo, stavolta ti sei inventato una ritorsione: “Se mi elimini, hai detto, ti lascerò un bel “regalo”, indimenticabile… Bestemmierai mille volte contro di me!”
No, invece, la tua vendetta su di me l’accetto e l’abbraccio, perché non vale più della vita cui tu attentavi.
E’ una vendetta di sconfitto e non è detto che io non riesca, seppur in parte, a ribaltarla.
Addio per sempre!