La notte, da sempre ispiratrice dei canti dei poeti, notte che si vuole a volte colma di stelle, di luci, falce di luna, a volte tenebrosa, carica di mistero, in questo Lamento del poeta si fa spettrale. Una visione tremenda questa della natura che prima fondeva suoni e colori e che all’improvviso s’arresta spaventata, ascoltando un gemito non umano…Par di vederlo il vecchio albero scorticato, penzolante, morente, così come par di udire il suo triste lamento, mentre il vento lo fa scricchiolare e ne prolunga l’agonia, per questo l’albero è di lunga morte stanco. Ed è ancora la natura, alla quale il poeta ha dato un’anima, ad avere pena per lui: il sole si ferma attonito e lo riscalda con i suoi raggi, asciuga la rugiada che come lacrime si era posata sul nudo tronco e un usignolo gli regala il suo canto. Ora la poesia diventa intima, l’invito del poeta a cantare, nonostante tutto, sempre, ovunque, senza timore, non è più solo rivolto all’usignolo ma a se stesso e a quanti, attraverso la poesia, inneggiano ad una natura troppo spesso lacerata, violentata dalla mano dell’uomo. Canta…perché dall’eco del dolore che sgorga da un cuore frantumato rinasca la voce della speranza.
Lamento
Nel cuore della notte
che affonda nell’oblio
suoni e colori
rendendo fra di loro
i corpi uguali
s’ode lontano un gemito
un lamento
che fende l’aria
come per incanto.
Cessa all’improvviso
ogni rumore
Il bosco timoroso
trova pace
Il fiume silenzioso
a letto giace.
Sembra che ad un tratto
la natura
pervasa da un brivido spettrale
si fermi spaventata
ad ascoltare
quel lungo e atroce
grido di dolore:
è il pianto agonizzante
e disperato
di un albero dal cuore
frantumato
che penzolando
sparge con il vento
la triste melodia
del proprio canto.
Nudo secco scortecciato
scricchiola senza riposo
forte di lunga vita
di lunga morte stanco.
E quando all’alba
il sole si risveglia
spargendo per il bosco
il suo candore
si ferma anch’egli
attonito a mirare
quel vecchio tronco
intento nel cantare
e attratto da quel suono
ammaliatore
rilascia appena un pò
del suo calore
ad asciugar
le gocce di rugiada
che bagnano
le piaghe del suo cuore.
Perfino l’usignolo
canterino
gli dedica commosso
le sue lodi
mentre nella brezza
del mattino
risuona ancora
l’eco del dolore.
Non spegnere la voce
e la speranza
continua la tua lotta
per la vita
Prosegui la tua ripida
salita
Canta ancora adesso
e nel futuro
Canta tenace e duro
Canta ostinato ed inquieto
Mostra al mondo intero
la forza e il tuo valore
Canta orgoglioso e fiero
Canta . . . senza timore.
Antonio Franzé anno 1995