Senza nulla togliere alla indubbia levatura del corrispondente da Mosca, Brunello Giancotti, è evidente, però, che il suo scritto dal titolo “Io confesso…sulle donne!” comparso sul numero 3 della Rivista “Santa Maria del Bosco” non può lasciare indifferenti, stuzzicoso com’è dell’orgoglio femmineo che alberga in ogni lettrice.
Ed è così che, pur riconoscendo al detto articolo intento meramente provocatorio, non riesco a tacere e, confesso, anche a non indignarmi, ad esempio, anche per la inaccettabile collocazione delle donne “tra le tante futilità della vita” senza che la pur riconosciuta piacevolezza e necessarietà possa in alcun modo affievolire l’impeto reattivo.
Ma come “futilità”? Futile è ciò che è di scarso interesse, di poca importanza, senza profondità, mentre la donna, senza tema di cadere nella retorica, è quanto di più energico, intenso, profondo sia riconoscibile nell’universo, capace com’è di ricoprire contemporaneamente una molteplicità di ruoli, sia all’interno della famiglia che nella società, nei luoghi di lavoro, nei posti istituzionali e così di seguito. E pur sapendo adeguatamente fungere anche da “rassicurante cuscino su cui adagiare la propria anima” allorchè ve ne sia bisogno, è ella stessa portatrice di potere, fama, gloria e quant’altro, sapendo coniugare perfettamente le proprie doti femminili con l’intelligenza, l’astuzia, la caparbietà, l’incorruttibilità. Doti, queste che, insieme con mille altre, indubbiamente le consentono di non essere all’uomo subordinata ma di toccare ella stessa alti vertici, del tutto contrastanti con gli stereotipi che la vogliono solo sinuosa e fluttuante, asservita al suo uomo e soggiogata dalle esigenze della sua famiglia. Lungi dall’abbandonarsi a “capricci che costituiscono carburante per le azioni del maschio”, segue incessantemente il crescere dei figli facendosi coinvolgere intensamente dai loro dolori e/o dalle loro gioie, sempre presente anche per semplici scambi di opinioni e consigli; accudisce anziani genitori apprestando loro amorevoli cure atte ad alleviare l’inarrestabile avanzare dell’età; si occupa della casa e del quotidiano senza delegare alcuna incombenza; esercita impeccabilmente il suo ruolo di amica, amante, compagna del proprio uomo e contemporaneamente a tutto quanto sopra, fuori dalle mura domestiche, si tuffa nel proprio lavoro laddove difficilmente incorre in errori, precisa com’è per natura, spesso e volentieri occupando posti di rilievo, con rilevanti connesse responsabilità.
E’ futile tutto ciò?
E allora no, caro Brunello Giancotti, l’idea della geisha ci sta stretta. Contrastiamo fortemente l’idea di dover ricorrere a quelle “vellutate sottomissioni” preferite a Suo dire, dalle donne russe e vogliamo proseguire il nostro cammino di vita libere da sterili pregiudizi di genere. Vogliamo non dovere essere costrette a dichiarare a piena voce le nostra capacità, le nostre caratteristiche globalmente intese, perché ciò che è palese non necessita di continue sottolineature e non vogliamo continuamente esser costrette a rivendicare diritti, perché i diritti devono a tutti essere riconosciuti senza lotte e senza elemosine. Vogliamo assoluto rispetto e non vogliamo più vedere il nostro sangue colare su pagine di vita strappata da chi promette amore e conosce solo violenza; non vogliamo più leggere sentenze di presunta giustizia che, ammantate di diritto, lo applicano in maniera distorta, parlando di stupri e di attenuanti senza la benché minima consapevolezza di quanto devastante sia per la vittima la profanazione del proprio corpo.
E’ da tempo che, ormai, non ci stiamo più!!!!
Di seguito il link dell’articolo scritto da Brunello Giancotti —>>>Cliccaci sopra per leggerlo.