Dalla pianura di Sibari salendo verso la Sila Greca, affacciata sulla Valle del Crati da cui si ha visione del Massiccio del Pollino. In questo splendido paesaggio dipinge il suo quadro più bello San Demetrio Corone, paese tra i centri culturali più importanti ed attivi della comunità albanese d’Italia.
San Demetrio Corone vanta delle origini antichissime: è stato costruito presso l’abbazia basiliana di Sant’Adriano, fondata nel X secolo da san Nilo di Rossano, tuttavia il paese ha origini ancor più antiche che risalgono agli insediamenti dei monaci greci nell’Italia Meridionale (VII secolo).
Shën Mitri (in arbëreshe) conserva con estremo fervore la lingua albanese, i suoi riti, i suoi usi e costumi, ma ciò che colpisce maggiormente è la forza dell’identità etnica della proprie origini. Girando per i vicoli del paese ogni strada racconta momenti e antiche tradizioni che non sono mai state dimenticate.
Molto importante nel territorio è il Collegio di Sant’Ardriano, tra gli esempi architettonici più interessanti della Calabria e vero faro del patrimonio culturale e religioso albanese, importante organismo per la conservazione del rito orientale.
Tra le tradizioni più suggestive ancora oggi praticate nel piccolo borgo Calabrese è la Panaghia durante la commemorazione dei defunti (la festa dei morti a San Demetrio Corone è una festa mobile del calendario liturgico bizantino, è il sabato che anticipa della domenica di Carnevale). Suggestiva è la visita dei sacerdoti (papàdes) presso le famiglie, per procedere alla benedizione della Panaghia appunto, non è altro che una mensa con vino, pane, grano bollito e una candela sovrapposta al centro), simboli della resurrezione dei corpi e dell’immortalità dell’anima.
Il 26 ottobre cade la festa del santo patrono, e tradizione vuole che il giorno della vigilia, dal portone principale della chiesa, esca il “cavallo di S. Demetrio” (kali i Shèn Mitrit), sorretto alle spalle da due persone. È realizzato in cartapesta e gira casa per casa, portando messaggi augurali e ricevendo in cambio danaro, vino o altro.
Nella frazione di Macchia Albanese è nato Girolamo de Rada, sommo vate arbëreshe e padre della letteratura albanese moderna. La casa dei De Rada è d’importanza storica-regionale, poiché culla del degli italo-albanesi.
Nella chiesa matrice di Macchia Albanese si trova il sepolcro del poeta vicino all’altare con un’epigrafe in dialetto arbëreshë che dice:
“Inginocchiati, Arbëresh! Qui riposa Girolamo De Rada, cantore dell’Albania, prima guida alla Libertà.” Girolamo de Rada (1814-1903)”
San Demetrio quando lo visiti ti entra nel cuore, è difficile da spiegare alcune sensazioni, vanno vissute. Devi vedere e toccare con mano l’immenso amore per la propria terra, il rispetto per le proprie tradizioni che sono davvero belle e ricche di significato. Da segnare sul calendario è sicuramente il “Festival della Canzone Arbëreshe” diventato appuntamento insostituibile delle espressioni musicali emergenti degli italo-albanesi che si svolge annualmente il secondo sabato di Agosto.
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