E’ stata una delle prime a contrarre il virus nella cittadina di Serra San Bruno ed una delle ultime a guarirne. Dalla sua voce piena di forza e di speranza traspaiono la determinazione e soprattutto la fede che, per sua stessa ammissione, l’hanno accompagnata per tutta la malattia e hanno contribuito non poco alla sua guarigione ed a quella dei suoi cari ai quali, purtroppo, aveva trasmesso l’infezione. Rosa Tassone Rachiele, è una giovane madre di famiglia che assieme al marito, ai tre figli e ai genitori, che vivono con lei, ha vissuto questa brutta storia che ora ci racconta. D. Come ha incontrato il Covid19. R. all’inizio ci sono state diverse ipotesi, la prima legata ad un pranzo di famiglia che il girono 8 del passato mese di marzo avevamo consumato presso una struttura dove poi si è saputo che c’era una persona risultata positiva al covid19. Per tale circostanza io e la mia famiglia, nella mattinata del giorno 22 marzo, abbiamo ricevuto una comunicazione orale di messa in quarantena ma la sera dello stesso giorno, sempre oralmente, siamo stati avvisati della revoca della misura in quanto si era constatato che dal giorno in cui si era svolto il pranzo di famiglia al giorno in cui ci trovavamo era trascorso il tempo di incubazione del virus senza che noi avessimo manifestato alcun sintomo della malattia. Si era pure detto che il virus l’aveva portato mia madre quando è tornata da Bergamo dove era stata ricoverata per problemi di salute ma la mamma era rientrata il 9 febbraio scorso e da allora non aveva avuto alcun sintomo quindi per lo stesso motivo detto prima non era possibile considerarla come la causa dell’infettazione perché non aveva alcuna malattia e poi anche nella clinica dove era stata ricoverata non c’era mai stato alcun caso di contagio. Costantemente mia madre si sente con una signora di Bergamo che è stata ricoverata con lei nella stessa stanza e con la quale ha preso amicizia che le conferma di stare benissimo e che, a tutt’oggi, in quella clinica non c’è stato alcun caso di covid19. Che l’infettazione non potesse essere riconducibile ai casi suddetti me l’ha poi confermato anche il dr. Restuccia dell’ASP di Vibo Valentia. A mio avviso la malattia l’ho contratta alla Domus Aurea di Chiaravalle Centrale la RSA dove io lavoravo come OSS e dove poi è scoppiato quel focolaio covid19 che, ad oggi, ha provocato 28 decessi. Qui, infatti, ho avuto a che fare con due nuovi ospiti dei quali uno è poi risultato positivo al virus. Oltre a me, poi, diverse altre mie colleghe sono risultate positive. D. Quando ha saputo di essere infetta. R. considerando i fatti di cui ho parlato prima e considerando che io vivo con mio marito ed i miei tre figli, un maschio di 21 anni e due femmine di 15 e 14 anni e che con noi vivono i miei genitori, ho voluto fare di mia spontanea volontà il test, soprattutto per salvaguardare l’incolumità dei miei cari. Ho fatto i due tamponi ed il 26 marzo mi è stata comunicata la positività. A questo punto sono stati sottoposti al test tutti i miei cari e, purtroppo, anche loro sono risultati positivi, mio marito al secondo tampone gli altri subito. D. Cos’ha pensato, ha avuto paura. R. quando mi hanno comunicato la mia positività, certo non l’ho presa bene ma neanche mi sono disperata granchè mi sono rassegnata ed essendo una credente mi sono messa nelle mani di Dio sperando che tutto volgesse verso il bene. Quando, però, mi hanno detto che avevo infettato sia i miei genitori che mio marito e i miei figli, là la disperazione si è fatta forte è aumentata tanto, sono andata in panico perché vedendo in Tv come stavano andando le cose, specialmente in Lombardia e tutti i decessi che c’erano, ho pensato che qualcuno di noi poteva morire. La mia paura era per i bambini soprattutto per le due femminucce che sono le più piccole, per i miei genitori anziani, soprattutto per mio padre che, quale fumatore, poteva avere delle conseguenze devastanti a causa dei polmoni meno buoni. D. Quali sono stati i sintomi. R. Il 27-28 marzo, qualche giorno dopo il tampone, ho incominciato ad accusare dolore alle ossa, forte mal di testa, dolore al petto, disturbi allo stomaco, insomma i classici sintomi della malattia, tranne la febbre e le difficoltà respiratorie che non ho avuto. D. Dove e come ha vissuto la malattia. R. Per fortuna non c’è stata la necessità del ricovero in ospedale né per me né per i miei familiari ma soltanto dell’isolamento, la c.d. quarantena, domiciliare. Dopo il tampone sono stata contattata per telefono dai medici dell’ASP di Vibo Valentia che mi hanno detto di prendere la Tachipirina al bisogno e non altri farmaci, assolutamente, perché controproducenti, più contro la malattia che a favore e di osservare rigidamente l’isolamento ed i protocolli che mi hanno indicato. La quarantena l’ho fatta a casa, per i primi quattro giorni da sola chiusa nella mia camera ed isolata dal resto della famiglia, poi, a seguito della positività dei miei familiari, assieme a loro sempre nella nostra casa ma osservando le rigide regole del distanziamento e dell’igiene personale e degli ambienti. D. Dal punto di vista medico siete stati assistiti bene. R. proprio controlli non ne abbiamo avuti ma venivamo costantemente contattati telefonicamente dai dottori Restuccia e De Monti dell’ASP di Vibo Valentia che si informavano sulle nostre condizioni di salute chiedendoci se eravamo stabili o avevamo avuto aggravamenti perché in questo secondo caso giustamente dovevamo essere trasferiti in ospedale. D. La sua fede ha avuto un ruolo importante durante la malattia. R. Si, molto importante, ero depressa soprattutto perché pensavo ai miei familiari e mi sentivo impazzire al solo pensiero che ero stata io ad infettarli, non sapevo cosa fare, la disperazione cresceva sempre di più, in quei giorni, però, avevo cominciato a seguire la TV2000(del Vaticano) ed a recitare il Santo Rosario assieme agli altri e ciò mi dava grande conforto e rafforzava sempre di più la mia fede e la mia speranza. D. E poi. Poi ci hanno fatto i tamponi di controllo, il primo il 5 maggio e il secondo, di conferma, il 15 o il 17 entrambi sono risultati negativi per tutti così siamo stati dichiarati guariti a tutti gli effetti. Sette persone tutte guarite, uscite sane ed indenni e senza gravi conseguenze da questo brutto male, per me si è trattato di un miracolo. In proposito voglio raccontare un episodio che mi e successo: sin da bambina ho avuto dei sogni premonitori, nel caso di specie ho sognato un mio zio defunto(fratello di mio padre) che mi portava un foglietto dicendomi che me lo mandavano dal Comune, il mattino seguente abbiamo ricevuto dal Comune la bella notizia che il mio figlio maschio era risultato negativo e guarito. D. E adesso che è guarita assieme a tutta la famiglia cosa pensa. R. Io e i miei familiari stiamo cercando di riprendere, gradualmente, le nostre abitudini osservando rigorosamente tutte le prescrizioni ed i limiti posti al momento in tutta Italia per favorire il distanziamento sociale. Personalmente mi sento una miracolata e voglio ringraziare Dio che ho sentito sempre vicino soprattutto nei momenti più brutti quando i pensieri più negativi mi invadevano la mente e mi facevano pensare al peggio. D. Le ha insegnato qualcosa questa esperienza. R. mi ha insegnato ad avere un po più di umiltà e ad essere più grata alla vita. Quando ti accorgi che tutti i sacrifici che hai fatto, tutti gli affetti che hai, tutto quello che hai costruito, può svanire in men che non si dica, allora capisci il vero senso della vita ed il vero senso della fede. Sapere poi di poter iniziare una nuova vita non con la speranza ma con la certezza di poter tornare quella di prima è una gioia indicibile, tutto diventa più bello e più importante, anche le piccole cose, quelle cose che prima magari nemmeno consideravi. D. vuole aggiungere qualcosa. R. voglio ringraziare tutte le persone che mi sono, anzi ci sono, state vicine e ci hanno fatto capire chi veramente ci vuole bene. Ringrazio i dottori che si sono presi cura di noi e non ci hanno mai abbandonati, tutti i familiari che ci hanno fatto sentire, come hanno potuto dato la quarantena, la loro vicinanza, in particolare ringrazio due miei cognati, Rita e Gaetano, che hanno avuto la pazienza di sbrigarci tutte le faccende esterne, tipo andare a farci la spesa, andare per l’acqua per il pane per la legna ed ogni altro servizio necessario, ci lasciavano le cose sull’uscio di casa e poi si allontanavano.
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