“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. Dobbiamo aspettare il 1866 per avere una prima concreta proposta delle otto ore come limite legale dell’attività lavorativa, da parte del congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori – la Prima Internazionale – riunito a Ginevra. La prima legge che introduceva un limite di otto ore di lavoro fu approvata nello Stato dell’Illinois, ed entrata in vigore il primo maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione operaia.
A lanciare l’idea della festa del 1° Maggio fu il congresso della Seconda Internazionale, riunito nella capitale francese 20 luglio 1889. Da quel congresso nasce un importante documento nel quale viene sancito quanto segue:”Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”. Negli anni la festa del primo maggio ha assunto connotazioni diverse, in relazione al periodo storico. L’obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento. Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei “moti per il pane”, che investono tutta l’Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza per la protesta contro l’impresa libica e contro la partecipazione dell’Italia alla guerra mondiale. Oggi le rivendicazioni dei lavoratori sono totalmente diversi. Più che rivendicare il diritto alle otto ore, il tema della festa del 1° maggio è il diritto al lavoro, sempre meno tutelato, nonostante la nostra costituzione lo annovera tra i principi fondamentali e addirittura al primo articolo. Le conquiste dei lavoratori che sembravano essere ormai consolidate, sono quotidianamente vanificate. Le forme di sfruttamento hanno assunto nome e forme diverse. Oggi si chiamano: Co.Co.Co., Co.Co.Pro. ,Lsu, Lpu, precari, sigle che sanno di beffa. Un secolo di lotte e rivendicazioni sembra non aver prodotto nessun risultato. Il lavoro sembra essere ancora lontano dai principi da sempre affermati e mai messi in atto
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