Breve premessa – Finalmente la statua del “Fante Vittorioso” del monumento dei caduti di Serra San Bruno, montata nel 1925, opera dell’artista Aurelio Mistruzzi e con un finanziamento che supera i 40 mila euro, è stata restaurata da Antonio Adduci, già noto per avere riportato a nuovo il busto argenteo di San Bruno dentro la Certosa. Poggiato il soldato di bronzo a livello di strada, è iniziato il restauro. Il fante rappresenta il sacrificio dei serresi caduti nelle due guerre. In tale circostanza sono state ripulite pure le ringhiere in ferro battuto e la base granitica, opere congiunte dell’artigianato serrese realizzate negli anni 50’ su disegno, direzione e coordinamento dei lavori, dell’illustre scultore Giuseppe Maria Pisani. Al cantiere didattico, organizzato dall’Istituto Enaudi in concerto con l’amministrazione comunale diretta da Alfredo Barillari, hanno partecipato gli studenti di diversi istituti, dimostrando interesse e curiosità, insieme agli spettatori assiepati intorno alla piazza Azaria Tedeschi, medaglia d’oro della prima guerra mondiale. Oggi il complesso monumentale, con orgoglio dei serresi, si presenta con un effetto armocromico singolare che rivalutando ancora di più l’intera piazza, colpisce per la bellezza i passanti e i turisti che circolano sul lastricato antico che sfiora la preziosa chiesa dell’Addolorata!
..il sussurro di un refolo di vento fu l’inizio…! L’altra notte molto tardi, mi stavo ritirando verso casa provenendo dalla via Sette Dolori con direzione Chiesa Matrice, quando vidi sulla mia sinistra, il fante delle Vittoria poggiato sul selciato dentro l’impalcatura utilizzata per il restauro. Mi fermai di colpo e mi avvicinai. Lui stava fermo in penombra, con il suo sguardo serio ed eterno forgiato nel metallo; Faceva freddo nonostante la primavera e non c’era nessuno; un silenzio tenebroso mi avvolse mentre brandelli di nuvole cercavano di sovrastare”le claire de lune” rendendo il suo volto perlato ed infine il sussurro di un refolo di vento fu l’inizio. Con tono pacatamente stentoreo e senza muovere le sottili labbra, mi disse di non avere paura perché si trattava solo di una brevissima conversazione. Rimasi impietrito dapprima ma poi mi rilassai e capii…! Tanto da fargli delle semplici domande come se fosse un essere umano.
Scenderò fra 100 anni e da parte tua saluterò i tuoi pronipoti! -Come ti senti sotto la piazza a livello di noi esseri umani? “Prima di tutto anch’io un tempo fui essere umano! In verità mi sento spaesato, essendo abituato a guardare dall’alto, ma presto ritornerò lassù.- Cosa hai visto e sentito in quasi un secolo di ospitalità serrese? Per raccontare il tutto si potrebbe scrivere un libro o più romanzi popolari. Ho visto e sentito cose belle e cose brutte! – Qualche breve esempio. Le feste della Madonna Addolorata, i palchi di Stefano Scrivo (Lu Sagristanu) con luci e musica, le processioni di Pasqua e le altre feste organizzate intorno alla piazza; e poi ancora ho sentito i commenti della gente, i segreti espressi sottovoce, i comizi ipocriti dei politici; ho preso in faccia tempeste di pioggia, di neve e poi il sole tiepido di primavera; e poi ancora ho assistito ai funerali dei fratelli della congrega e alla mia festa del 4 novembre sempre presente Brunino Vavalà (Bruninu di Milia, cognato di Pieppusedha) e i sindaci che si sono succeduti nei decenni passati, come l’avv. Salvatore Salerno, don Rafilinu De Stefano e il fratello Salvatore, il dott. Nazzareno Carchidi, Mario Era, il dott. Carlo Bertucci, Bruno Manno e poi i nuovi che tutti conoscete.- E dei tuoi vicini chi ricordi? Condannato a guardare con fierezza in avanti, vedevo lo stesso tutto quello che succedeva intorno alla piazza. Mi ricordo la macelleria di “Michiliedhu” Tucci, il negozio di Franceschino Marramao (zio di Toto Caruso), la cartolibreria di Vincenzo Grenci (Lu 400’), il negozio di Cesare Larussa, i negozi dei Di Bianco, di li Giacu’, di li Marientuoni (poi Drago e Armeria Pastore), di ntuoni Somma (oggi gemelli Cutrunisi), di Micuzzu di Guerra, la parruccheria di Umberto Paparo (oggi cambio moneta Procopio) e il barbiere Nazzareno Aliciati; ho visto pure il fantasma di un prete che una volta all’anno usciva ed entrava nel palazzo Tedeschi (oggi abitazione di Peppi di Griguori) e così via mi disse altre cose…! Un ricordo che ti ha particolarmente colpito? Le serenate che accompagnavano i corteggiamenti. Nelle notti di plenilunio, il greve silenzio della notte, era interrotto dalle orchestrine dell’allora giovani serresi, che suonavano e cantavano in onore delle promesse spose (Mastru Bruno Tarcelli, Ciro Amato, nzino Scrivo…); mi ricordo la gioia e i sorrisi d’Amore ma anche gli abbandoni e le delusioni, seguiti da un pianto lieve e silenzioso sotto il manto di stelle! Che altro mi dici? Il tempo concessomi è scaduto! Ricordati di ringraziarmi il restauratore ADDUCI che mi ha reso più bello! A te prometto che scenderò fra 100 anni e da parte tua saluterò i tuoi pronipoti! Quest’ultima aggiunzione particolarmente mi turbò, facendomi riflettere sulla caducità della vita! Il silenzio della notte continuò ad avvolgere la mia mente obnubilata, intanto la luna fu coperta dalle nuvole vaganti; l’ombra del buio avvolse il fante facendogli perdere il suo diafano colore. Mi allontanai confuso e frastornato con il dubbio che ancor’oggi mi perseguita che è quello se davvero avessi parlato con una statua di bronzo!