Osservazioni sui fatti: domenica 25 giugno una notizia funesta sconvolse il comprensorio delle Serre ed oltre: la morte violenta per incidente stradale di due noti cittadini serresi, Nicola Callà di anni 60 e Bruno Vavalà di anni 23! In un attimo la comunità si rese conto della gravità dei fatti che investirono le famiglie delle vittime, ricollegandoli subito ai due sinistri verifica tosi sulla medesima strada, che causarono il decesso dei tre ragazzi di Soriano e a gennaio di quest’anno, la dolorosa dipartita di Carmine Mete Mannella. Causa l’eccesso di velocità. A questo punto appare obbligatorio analizzare in primis la condotta delle parti ma anche la “strada della Morte” che non permette le alte velocità a cui viene soggetta. L’eccessiva velocità è la prima causa degli incidenti mortali. Lo dicono i fatti ed anche le statistiche nazionali (nel 2022 1489 morti nella strada). Nella fattispecie che stiamo trattando, se l’investitore avesse proceduto ad una andatura moderata, probabilmente non avrebbe causato il triste evento letale. Ma come in tutte le cose umane, la fatalità ha avuto il suo ruolo essenziale; l’auto degli investiti, rimase in panne in quel punto preciso del percorso e in quel momento, sopraggiunse il mezzo investitore a forte velocità e con un urto violento e de flagrante, che ebbe un duplice effetto di sbalzamento e di schiacciamento, causò il decesso sul colpo delle due vittime innocenti. Quell’attimo fatale, scritto probabilmente dal Destino fin dalla loro nascita (come per tutti noi), cambiò la vita di tanti esseri umani: la sparizione perpetua delle vittime, il dolore lancinante dei superstiti e il senso di colpa che rode la mente e solo il tempo talvolta riesce parzialmente a stemperare. Nicola, marito e padre affettuoso, gran lavoratore, rispettoso per i suoi simili e dal carattere mite, lascia la sua famiglia di donne che senza di lui devono affrontare le difficili battaglie della vita; Bruno, simpatico esemplare di giovane, che ha solo “assaggiato poco” la vita terrena, lasciando inconsolabili i suoi genitori e i suoi familiari, lo vogliamo ricordare mentre suona l’organetto trasmettendo così le sue energie positive e la sua empatia verso gli altri. Certamente loro due, dalle tenebre della notte profonda si sono diretti verso la luce radiosa del Paradiso. A tal proposito seguirà la seconda parte dell’articolo scritta con l’intento di confortare in parte i familiari superstiti e pubblicata nella precedente rivista. Adesso la Giustizia farà il suo corso, attraverso le indagini disposte dal Magistrato e condotte dalle Forze dell’Ordine, volte alla preparazione del dibattimento dove è obbligatoria l’assistenza legale e dove il tutto è regolato dalla fredde norme dei codici e dove infine, i sentimenti umani vengono a stento percepiti nel leggere le carte processuali. Infine un accorato monito a chi percorre la superstrada delle Serre di moderare sempre la velocità con il fine di evitare o mitigare questi incidenti mortali. La statistiche nazionali dicono che nel 2022 ci sono stati 1489 vittime della strada e che ad oggi i morti sono già oltre i settecento! Alla fine di quest’anno, quanto saranno?
La metafora della lucerna e il ruolo della fede e della speranza nel mondo antico – Nello scrivere quest’ultima parte, di Domenico Calvetta A PROPOSITO DI NICOLA E BRUNO SULLA SUPERSTRADA DELLA MORTE, il nostro intento non è tanto quello di risolvere ciò che è per sua natura ineluttabile, ma quello di riportare qualche nota sul pensiero antico pagano e cristiano affinché possa essere di conforto e di consolazione alle persone poste, loro malgrado, di fronte a eventi luttuosi e alla dura realtà della vita. Per sintetizzare questa tematica che talvolta appare di difficile comprensione anche agli studiosi del settore, abbiamo pensato di riportare l’impatto doloroso della Morte sulla vita umana, attraverso una breve ricognizione nel mondo antico, servendoci dell’illuminata metafora della lucerna. Essa è morta prima di essere accesa e quando viene accesa acquista ed emana vitalità per un periodo definito, poi si spegne e ritorna allo stato primordiale. Ma usiamo le parole dell’Autore: “Anche noi ci accendiamo, poi ci spegniamo: in questo periodo intermedio siamo sensibili ai mali, ma prima e dopo godiamo di una perfetta tranquillità. Se non sbaglio il nostro erro re sta nel pensare che la morte venga dopo, mentre essa, come ci ha preceduti, così ci seguirà”. (Opere di Lucio Anneo Seneca I secolo d.c.). Ciò significherebbe che noi esseri umani siamo morti prima della nascita, poi nel periodo intermedio siamo sen sibili e partecipi alle vicissitudini della vita, ma poi ritorniamo allo stato di prima, “là dove le cose non nacquero mai!”. Questa tesi materialistica suscita angoscia e sconforto nell’animo dell’uomo, ma per fortuna, almeno per i credenti, viene mitigata e risolta dalla religione cristiana. Senza cadere in pallide astrazioni teologiche riportiamo alcune semplici note della filosofia Patristica: “E’ impossibile rimanere insensibili quando ci separiamo da persone conosciute e amate. Il problema è di non affliggersi oltre e non cadere nella disperazione. Per superare il dolore del distacco delle persone amate aiutano moltissimo la fede e la speranza. Per i cristiani la morte è soltanto la penultima parola, l’ultima è la risurrezione”. La speranza affinchè sia giusta e completa ha bisogno dell’attesa e della perseveranza che sono necessarie per portare a compimento ciò che abbiamo cominciato ad essere. (dal libello di don Leonardo Calabretta “La speranza”). Concludo con una nota del tutto positiva: i nostri cari morti stanno bene dove sono perché in Mani Sicure, dove hanno iniziato dopo il trapasso, una nuova vita spirituale accanto al Signore e dove la simmetria dell’Amore non conosce turbamento.
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