È poesia che svela la necessità di riscoprire la serenità attraverso l’antico, ma mai obsoleto concreto del limite, aprendosi verso l’alterità con la convinzione che ognuno di noi è l’altro attraverso l’amore.
“Cu ddu coccia d’alivi/e na sarda salata/na ‘mpipata a doviri/oh! chi bella scialata/.Accumpagna a ‘njiuttuta/u sangu i cantina,/friscu friscu spillatu/’ntà n’antica cannata./Mancu u rre Salamuni/fici mai stiscialati…/ccà stasira nui amici /cantamu trnaquilli e beati./Su sturnelli chi a menti/i penza a mumentu/’ntà sta semplici cena/di cori cuntenti./Sona ,sona chitarra,/puru tu mandulinu,/tamburedu e francascia/mentri scurri stu sangu i cantina./U cocciu d’alivu e a sarda salata/‘nd’aiuta u ‘mbiviri.”Mi piacere dare l’incipit a questa nota di recensione con i versi suesposti della poesia dialettale Na sirata cu amici perchè qui vi è tutta la necessità di riappropriarsi di alcune tematiche come quella del ricordo e di quei valori che sembrano messi in sordina da un mondo in cui l’uomo non si serve del progresso del suo tempo, ma ne è strumento servile perché pensa, opera e interagisce come gli viene sollecitato dal fluire degli eventi che si succedono incessantemente e presumono di colmare quel vuoto che riempie il nostro essere. C’è la necessità di riscoprire la serenità attraverso l’antico, ma mai obsoleto concreto del limite, aprendosi verso l’alterità con la convinzione che ognuno di noi è l’altro attraverso quell’amore. E per lo stesso motivo, il poeta non si rassegna ad un progresso senz’anima che altro non dà che Trafficu caoticu. Leggiamoli questi versi semplici e asciutti certamente ma nel cuore tutta una riflessione da fare. “N’tà stu caoticu/trafficu cittadinu,/lameri sagumati/vannu a motori,/nà vota si viaggiava/cu carri e carrozzini,/l’aria era pura/echina di profumi./Oji ,sfrecciano/a destra e a manca/bolidi rumbanti…/chi scarricanu ‘ntà l’aria /gas chini di velenu,/chistu è modernismu ?/O era megghjiu aeri…/quandu si viaggiava/cu muli e ccu sumeri.” E così il nostro Autore sente, avverte la tempesta che in lui sta già alzandosi, la tempesta dei ricordi, della nostalgia, del bello che va scemando e “Seduto sulla riva/del mare,/sento l’urlo del vento/che arriva,/lo agita./L’onda s’increspa/e il mio pensiero/ si perde con esso.” E come vulcano erutta passioni, sollecitazioni, riflessioni, desideri, messaggi, preghiere, sentenze e che, come tali, vogliono dare a chi legge l’interpretazione del mondo, della comunità, della nostra età come nei versi Fior di gioventù laddove vien scritto “Come il fiore si schiude/al tepor del sole/così la vita al dono/immenso d’amore./Spuntan le gemme/su spogli rami invernali,/la primavera avanza…/e il fior di gioventù/riempie i prati./Vita che prorompente arrivi/come acqua di sorgente/e al mondo sortisci cristallina.” E nel contempo il poeta cerca ristoro, pace, silenzio come in L’ulivo: “Silente è la campagna/che ti circonda,/maestosa la chioma/che dà ombra/e sotto essa/il cuor uman si placa.”
L’uomo, il poeta che cerca pace è Natale Miriello di Caulonia. Autore di alcune raccolte quali “ Emozioni a Bassa Voce” del 2010 con l’Editore Aleffi e più avanti “ Emozioni ” e “Dall’Immagine alla Poesia” con l’Associazione culturale Luna Nera. Inoltre negli anni è stato insignito di numerosi e prestigiosi riconoscimenti: Premio Artistico Letterario “Nicola Mirto”; “Il Federiciano” di Rocca Imperiale. Sue poesie, infine, sono antologizzate in: “Poesia del Nuovo Millennio”, “Parole in Fuga”. Leggendo più avanti le pagine poetiche del Miriello ci si imbatte in versi che riescono con semplicità lessicale e facilità di comunicazione a stabilire osmosi tra lo stesso e il lettore toccando il sentimento e provocando emozioni. Inquietudine espressa liricamente anche quando pare che il poeta sia tormentato da un dramma cosmico: il tempo passa,“Nel tempo,/il lungo cammino/dell’uomo è/storia che avanza/è segno indelebile/di vicende mondane./Cambiano i tempi… /come ombre fuggenti/si sperdono/nel moto dell’ora./ Il futuro, ad ogni istante,/arriva a noi ascoso…/e come l’onda marina/nel flusso e riflusso/
sulla battigia si posa/e poi, spumeggiante,/baciando la riva s’adagia./Questa è la vita/
sotto l’arco solare,/tra suoni nefasti di guerre…/e rintocchi di meste campane/che all’ombra di secolaricipressi,/mostran ai posteri l’oblio/delle menti.” (Il lungo cammino). Sfogliando, di pagina in pagina, e fermandoci su tante altre poesie quali Timoroso, Palpebre, La danza dei delfini, Tu sei l’amore ed altre ancora, se ne ricava che Natale Miriello ha scavato nella propria interiorità ed è andato alla scoperta del proprio essere: il contatto con il mondo, poi, con le esperienze della vita, costituisce il diagramma di sentimenti vivi con cui avvia un suo discorso poetico e umano cfon temi che variano, ma che hanno intimamente un fondo spirituale di alto impegno.