Alla poetessa di Monterosso Calabro la targa “La risalita Stilo – Nardodipace” alla 1^ Edizione del Premio Letterario dedicato al poeta – scalpellino serrese oggi voce della Treccani
Nei giorni scorsi, alla 1^ Edizione del Premio Internazionale di Poesia “Mastro Bruno cerca discepoli nel mondo” ideato ed organizzato dall’omonimo Comitato Civico della città bruniana presieduto da Giacinto Damiani, per ricordare e rivalutare l’uomo e il poeta-scalpellino serrese oggi voce della Treccani, a Mariella Curigliano, di Monterosso Calabro, già ospite della nostra fortunata rubrica Pagina della Poesia, è stata assegnata la targa “ La risalita Stilo – Nardodipace” per la lirica “Foto al color di seppia”, sotto riportata e con la seguente motivazione: “Foto sbiadite al color di seppia/di un tempo passato, che talora/ritorna… E il core felice scoppia/ e ricorda…”, bel linguaggio aulico e semplice al contempo che prende avvio da sollecitazioni esterne con amplificazioni di simboli e misteri.”
“Qual novembrina nebula,
diafana e fitta avvolge
strade, contrade, siti
con drappo di seta tremulo.
Sí, nella confusa mente,
giungon da antichi luoghi,
come da sogni vaghi:
suoni attutiti di nenie audaci,
risa di bimbi in piazza Lonace;
volti screziati di nonne pazienti
che narran fole a fanciulli monelli;
effluvi di mosto nell’ aria nebbiosa…
Profumo fruttato di olive nostrali,
riposti, con cura, in sacchi di lino,
tessuti al telaio da donne virtuose…
Madri sull’ uscio, Vestali severe
intente a curare il rovente braciere
Foto sbiadite al color di seppia
di un tempo passato, che talora
ritorna… E il core felice scoppia
e ricorda… “
Piace ripetermi nel dire che anche in questa poesia, come in tante altre ncora inedite ed in quelle raccolte nella pubblicazione “Lo specchio dell’anima” edita, lo scorso anno, dalle Edizioni Adhoc di Vibo Valentia, la parola poetica evoca, con limpida chiarezza, davanti alla memoria di ognuno, una sentenziosità commossa e luminosa, la sapienza di un’esposizione chiara, incisiva, fortemente intrigante, dove non è difficile scorgere il senso coinvolgente di un dialogo gentile, colmo di sensibile grazia. Modi poetici non declamatori, sottilmente malinconici che investono il nostro tempo e quello di chi ormai non c’è più, per riflessioni segrete e governate dalla commossa intelligenza che fa scrivere ora versi secchi e poi versi comunicanti e comunque versi sinceri, chiari e mai contorti e che insieme sono pudore, ricerca di “volti screziati di nonne pazienti/ che narran fole a fanciulli monelli;// effluvi di mosto nell’ aria nebbiosa…/Profumo fruttato di olive nostrali,
riposti, con cura, in sacchi di lino,/tessuti al telaio da donne virtuose…”. Nella musicalità dei versi si ripercorrono ricordi e nostalgia, speranza e fiducia, momenti felici vissuti e riportati al presente, immagini che si vorrebbero rivedere oggi, seppur in un’atmosfera particolarmente e totalmente diversa, come le “ madri sull’ uscio, Vestali severe/intente a curare il rovente braciere”, pronto ad accogliere la sempre sacra famiglia di un’antica e nobile terra come la nostra. Un sottile filo di tristezza attraversa la poetica dell’amica Mariella con forte intensità tale da coinvolgere anche il lettore più distratto o indifferente. Al postutto, per la poetessa di Monterosso, come per chi scrive questa nota, non bisogna cancellare i ricordi della memoria, piuttosto custodirli, lasciarli vivere con sé e riprenderli per riabbracciare vecchie emozioni: “foto sbiadite al color di seppia/di un tempo passato, che talora/ritorna… E il core felice scoppia/e ricorda… “