sfondo-RM-2023

Rivista Santa Maria del Bosco - Serra San Bruno e dintorni

Domenico Calvetta
Marco Calvetta
white_search.png

DOVE CI TROVI

  • Profumo di Pane
  • Coop Serra San Bruno
  • La Bottega del Pulito
  • Serfunghi di Luigi Calabretta
  • Edicola Grenci
  • Bar Scrivo
  • Congrega Assunta di Terravecchia 
  • Museo della Certosa
  • Istituto Einaudi
  • Edicola Barillari
white_tick.png

Donazione

Aiutaci a sostenere la rivista! Fai una donazione spontanea.

Amount:


Otticairene
Different
Non solo frutta delle 2 P

Il cruciverba in serrese

Gioacchino Giancotti
A+ A A-

dottore romano1
Il recupero di un volumetto intitolato “L’epidemia di morbillo in Serra San Bruno (1 maggio – 19 luglio 1909)” offre spunti e interessanti considerazioni sulla mentalità del tempo ma ancor più sulla dedizione del suo autore, il medico provinciale, dott. Antonio Romano, nato Simbario ma morto a Serra nel 1934, alla cura e alla guarigione degli infermi, per lo più bambini, che avevano contratto la malattia, importata dagli operai serresi che stavano risollevando i paesi del reggino devastati dal terremoto del 1908. La prima azione del dottore Romano fu l’obbligo alla denuncia dei casi di morbi esantematici per tutti coloro che avevano responsabilità in luoghi di convivenza collettiva: scuole, alberghi, famiglie, istituti. Tuttavia il popolo “su cui tristemente incombono la miseria e l’ignoranza” - sono parole dell’autore - organizzò per il 22 maggio una processione di San Rocco, il Santo taumaturgo legato alla peste, da cui si attendeva il miracolo. “Cominciò così ad espandersi il morbo in forma invadente e ad assumere aspetto minaccioso”. I colpiti da morbillo non guarivano ma erano presi dalla broncopolmonite che aggravava ancor più il quadro clinico. Tuttavia le processioni si moltiplicarono e la gente non smetteva di recarsi nelle case dei defunti. Quando ormai gli infermi avevano raggiunto il numero di 400 il dottore Romano propose al Sindaco Luigi Filippo Chimirri un’ordinanza per vietare tutti gli assembramenti ma i preti di Serra guidati da Don Domenico Rachiele non gradirono il divieto degli accompagnamenti funebri e “si insinuò nella plebaglia che i provvedimenti, più che da necessità sanitarie erano stati dettati dalle vedute antireligiose dell’Ufficiale Sanitario, il quale coglieva questa occasione per far guerra al clericalismo. Cogli analfabeti e coi poveri di spirito non si discute.”. Il sindaco purtroppo non vietò gli assembramenti e il dottore Romano rassegnò le sue dimissioni nelle mani del Prefetto continuando però responsabilmente a fare il medico. Le feste e le processioni continuarono a svolgersi normalmente mentre il numero dei morti aumentava. Intanto si era aggiunta pure la difterite! Antonio Romano non si perse d’animo e allestì un luogo di isolamento in contrada Guido. Le guardie urbane impedivano le visite e fortunatamente la difterite non si propagò. “Il popolo serrese, vera plebe, ancora non crede al contagio, e porta in giro le mute statue dei santi cui offre doni per ottenere la benedizione dell’aria”. Durante una visita: “In una casetta affumicata del rione Spinetto giacevano cinque bambini morbillosi nello stesso letto: una gallina e un maiale tenevano loro allegra compagnia”. Racconta il dottore Romano che appena entrato per visitarli la madre affermò che il contagio era volontà di Dio e che i medici non capivano niente, affibbiandogli “una patente d’asino”. Nonostante le ostilità e senza perdersi d’animo il dottore Romano continuò il suo lavoro. Così descrisse l’abitato: “All’ambiente psichico così saturo di ignoranza e di superstizione fa degno contorno l’ambiente materiale, tutto luridume e miseria: le vie sono depositi di immondizie di ogni natura per mancanza di fogne; le case, massime in sezione Spinetto, sono vere stamberghe ove in allegra simbiosi si sta con maiali e galline. Contro l’Ufficiale sanitario si appuntarono i dardi cristianamente velenosi delle beghine e del clero cui faceva codazzo la massa degli incoscienti belante inni di lode a coloro che secondandola compivano un delitto”.  Intanto gli furono affiancati anche i dottori Giacomo Pisani e Giuseppe Tucci ma non altri a causa delle condizioni finanziarie del Comune e allora il popolo cominciò ad attaccare i medici. Appurato che nel rione Fazzari, sempre a Spinetto, dove le vie larghe, il vento e la luce compivano veri e propri miracoli, il morbo fu contenuto, si pensò ad igienizzare il paese. Il veterinario Francesco Ferrara, cominciò a irrorare i canali luridi e le bocche di fogna con miscela Laplace e disinfettò le abitazioni. Intanto arrivarono le pomate all’acido salicidico e si impose alle famiglie un bagno caldo saponato per gli infermi, una liscivia bollente per i materassi e l’imbiancatura delle pareti con latte di calce. Tuttavia il popolo si ribellò ai disinfettori asserendo di non poter tollerare nelle loro case versamenti di liquidi che bruciavano le tavole dei pavimenti e le loro stoffe e di non poter sopportare l’odore dei disinfettanti a base di cloruro di sodio! Intanto però, grazie a questi interventi, l’epidemia iniziò a decrescere e a sparire del tutto nel mese di luglio. Di grande interesse è il caso citato di Rosina Macrì, di anni 9, abitante in via Sorvara, a Spinetto. Il dottore Romano nel palparne il torace sentì un crepitìo come se fra le carni e la camicia vi fosse carta velina: rilevò un enfisema cutaneo che dalle regioni cervicali invadendo tutto il torace si estendeva alle regioni crurali. In altre due bambine abitanti in via Fulciniti e in via Anastasio comparvero sulla mucosa della guancia destra ulcere a fondo nero, e l’alito divenne insopportabilmente fetido. Nonostante le causticazioni col nitrato d’argento e i lavaggi con soluzione salicidica le ulcere invasero le gengive e il palato e portarono alle sfacelo dei tessuti invasi: si gonfiarono il viso e il collo e le bambine finirono in coma. Insomma tra i 395 ammalati curati dal dottore Romano molti guarirono mentre in altri si manifestò la rosolia, l’otite purulenta, l’enterite dissenteriforme e la broncopolmonite che fu la complicanza più letale. Un solo caso di pleurite ebbe buon esito. Questa pagina di storia locale mette in luce la figura del dottore Antonio Romano, medico competente ed eroico nello svolgimento del proprio dovere, a cui la Serra del 1909 deve molte vite umane salvate a causa della sua tenacia contro la diffusione del morbo, nonostante l’avversità di tutti. Forse la sua battaglia contro la superstizione e l’ignoranza avrebbe meritato l’intestazione di una via cittadina se non altro per la memoria di un uomo che ha compiuto il suo dovere senza attendersi nulla da nessuno e per la sua fedeltà al giuramento di Ippocrate senza condizioni.

Scarabattolo di Drago Luigi
Anche quest’anno sta per giungere, anzi è quasi giunto, per i Cristiani, il tempo dell’AVVENTO. È il tempo che prepara il Natale e segna l’inizio del nuovo anno liturgico. Inizia dai primi Vespri dell'ultima domenica di novembre e termina prima dei primi Vespri di Natale. Ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini e contemporaneamente il tempo in cui, attraverso questo ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. In tale periodo s’incominciano a preparare i Presepi che vogliono rappresentare, appunto, la nascita di Gesù. Serra San Bruno era molto rinomata per la preparazione dei presepi ne venivano allestiti tanti e per tutti i credenti era un piacere e soprattutto una devozione andare a visitarli. Col tempo tale tradizione si è sempre più assottigliata sia perché sono venute meno le persone che realizzavano i presepi, sia perché non è più tanto sentita dai giovani. Assieme al mio amico, professore Vincenzo Vavalà, abbiamo cercato di ricordare i vecchi presepi e chi li realizzava e tali ricordi voglio di seguito riportare affinché diventino o risveglino i ricordi di tutti coloro che leggeranno questo scritto. All’inizio del Corso Umberto I c’era il Presepe di Mastru Pippinu “Tutulì”, Zaffino Giuseppe, padre del compianto prof. Gabriele era un presepe molto grande e venivano impiegati pastori molto antichi, alcuni risalenti al 1700, dopo la sua morte il figlio continuò a realizzarlo ancora per molti anni. Al rione “Zaccanu” c’era il presepe realizzato dal Mastru Luvici “l’Angiluni”, Albano Luigi, anche in questo presepe venivano utilizzati pastori molto datati. Alla via Cesare Battisti, provenendo dalla località “Schicciu”, c’era il presepe di Mastru Franciscu Scrivo “Bacchetta”, i pastori utilizzati nel presepe erano tutti realizzati dallo stesso “Bacchetta”. Al Rione San Girolamo c’erano poi: il presepe di Mastru Peppi “Lu Blono, Manno Giuseppe che io non ho mai visto; il presepe di Salvatore Vinci, Turi il postino nonché direttore di Canto della Confraternita dell’Addolorata. Anche qui venivano utilizzati pastori abbastanza datati. Il figlio, Michele, continua a fare il presepe che, per la verità, già faceva, dopo sposato, anche prima della dipartita del padre; il presepe di Antonio Amato “Lu Diavuliedu” compianto cantore nella Confraternita dell’Addolorata e mio caro amico. Anche lui utilizzava pastori datati. (Capanna del presepe di Antonio Amato nella foto in basso)Scarabattolo di antonio amato
I figli Luca e Nicole continuano la tradizione. Alla via Roma c’erano poi: il presepe di Mastru Brunu Saulle “Lu Vizuocu”, prima di lui il padre, Beniamino, lo realizzava alla via Sette Dolori e dopo di lui il figlio, Beniamino, ha continuato a realizzarlo per qualche tempo. Anche qui i pastori erano molto antichi; il presepe di Borello Remo “di li Pascalivicienti” realizzato con pastori meno datati, eccetto qualcuno ma sempre meravigliosi; il presepe di Luigi Drago che utilizzava ed utilizza pastori e scene realizzati da egli stesso e dal compianto padre Mastru Gianni. Alla via Alfonso Scrivo il presepe di Michele Vinci figlio di Turi di cui abbiam detto prima. Al rione “Spinetto” c’erano poi: sul Corso Umberto, vicino le Poste, il presepe di Bruno Amato “Manneggia” che era parrucchiere e lo realizzava proprio nel salone; alla via dell’Apa, vicino la casa dove aveva lo studio il dr. Nazzareno Carchidi, il presepe di un signore di cui ricordo solo che veniva sopranominato “Cinnirata”, tale presepe era caratterizzato dal fatto che l’autore raffigurava sempre la scena della strage degli innocenti, episodio raccontato nel Vangelo secondo Matteo, in cui Erode il Grande, re della Giudea, ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato dai Magi; sempre a Spinetto il presepe di Mastru Nesci, non ricordo la via ed il nome dell’autore, so che era un calzolaio e realizzava il presepe sul piano di lavoro. Sicuramente ce ne saranno altri ma la mia memoria si ferma qua. Molti fedeli poi, per devozione e avendone le possibilità economiche, si facevano realizzare piccoli presepi in piccole teche in legno e cristalli che tenevano poi in casa. Erano i cosiddetti SCARABATTOLI ed oltre che nelle case se ne trovano anche nelle Chiese e nei Musei. Tra i privati, a Serra, i più antichi ce li avevano: due donna Letizia Tedeschi uno con i pastori in argilla e l’altro con i pastori in avorio, uno don Vincenzo Regio ed uno le sorelle Scrivo di li “Ciai”. Ce ne sono, poi, più recenti dei quali alcuni realizzati anche da mio fratello Luigi.

white_info.png

Annunci in Bacheca

  • image
  • image
  • image
Previous Next
Tucci Motors

Come eravamo - Foto d'epoca

Loading script and Flickr images

The Best Bookmaker Betfair Review FBetting cvisit from here.

Traduttore

Italian English French German Spanish
white_arrow.png

Calendario articoli

Aprile 24
L M M G V S D
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 1 2 3 4 5

Seguici su facebook

white_arrow.png

Articoli più letti

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Prev Next

Fatti straordinari: NATUZZA MI DISSE: “ …

Fatti straordinari: NATUZZA MI DISSE: “ Guardate meglio il Vostro orologio…adesso mi credete?”

Hits:42931|VISITE Franco Inzillo - avatar Franco Inzillo

Il lungo calvario di Natuzza Evolo

Il lungo calvario di Natuzza Evolo

Hits:22707|VISITE Sharo Gambino - avatar Sharo Gambino

Inchiesta su Paravati | Il caso di Natuz…

Inchiesta su Paravati | Il caso di Natuzza…una diatriba per denaro e potere!

Hits:17000|VISITE Domenico Calvetta - avatar Domenico Calvetta

Il mistero della foto di Padre Jarek.

Il mistero della foto di Padre Jarek.

Hits:13814|VISITE Domenico Calvetta - avatar Domenico Calvetta

La mia terra spogliata di tutto dal 1860…

La mia terra spogliata di tutto dal 1860 ad oggi!

Hits:13573|VISITE Antonio Nicoletta - avatar Antonio Nicoletta

Rivista Santa Maria del Bosco - 89822 Serra San Bruno. Reg. n. 1/15 Tribunale Vibo Valentia. Copyright © 2021 Rivista Santa Maria del Bosco. Tutti i diritti riservati. Web Designer Marco Calvetta

Questo sito utilizza cookies. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookies clicca su “Maggiori Informazioni” e leggi l’informativa completa. Cliccando sul tasto “Accetto” acconsenti all’uso dei cookies. Maggiori Informazioni